Martedì 30 Aprile 2024

Da Bertolaso l’ultimo no Ora la destra è senza nomi

Vertice tra Lega, Fd’I e Forza Italia, ma i niet a Roma e Milano complicano tutto. Candidature decise solo a Torino e Napoli. E resta anche la grana Copasir

Migration

di Ettore Maria Colombo

"Se Atene piange, Sparta non ride" sbotta un colonnello di Matteo Salvini, che ha il culto delle citazioni colte, nel cortile di Montecitorio. La frana dell’alleanza ‘disorganica’ tra Pd e M5s lascia, in teoria, larghe praterie al centrodestra. Invece, almeno a oggi, le cose non stanno così. L’ex commissario alla Protezione civile ed ex commissario alla Sanità lombarda, Guido Bertolaso, che gode dell’antica stima di Berlusconi, ieri ha detto il suo ennesimo no alla candidatura a sindaco di Roma per il centrodestra. "Sono stato chiaro e l’ho ripetuto in ogni modo. Non mi candido. Se ne facciano tutti una ragione" ha scritto, con post telegrafico su Facebook. Proprio ora che, così pareva, Giorgia Meloni – che non si vuole impegnare in prima persona, ma reclama per sé la scelta del campione da schierare a Roma – dopo essersi per mesi al nome di Bertolaso era a un passo dal dare il via libera. La verità è che Bertolaso è stanco di essere ‘tirato per la giacchetta’, l’esperienza fatta in Lombardia per gestire l’emergenza del Covid lo ha provato e, in buona sostanza, ‘non si fida’. "Il centrodestra mi sceglie e, il giorno dopo, si rimette a litigare. Servirebbe un patto dal notaio" avrebbe detto a chi lo conosce.

Dunque, tutto sbagliato e tutto da rifare, per il centrodestra. Il quale oggi si vedrà – ma in formato minore, con gli sherpa dei vari partiti, cioè i responsabili Enti locali di Fdi (La Russa), Lega (Locatelli) e Forza Italia (Gasparri) – per affrontare il nodo delle prossime comunali. Ma il vero vertice, quello dei leader, tra Salvini, Meloni e Tajani – i quali non si siedono intorno a un tavolo ormai dallo scorso febbraio – si farà? Sì, perché un minimo di disgelo, tra il Capitano e la leader di Fd’I c’è stato, alla festa della Mamma, ma si farà con molta calma la prossima settimana. Il centrodestra resta diviso tra ‘centrodestra di governo’ (Lega e FI, con la seconda sempre più a rimorchio della prima) e ‘di opposizione’ (Fd’I).

Soprattutto si deve risolvere un nodo che, solo all’apparenza, con le comunali non c’entra nulla, quello della guida del Copasir. Come si sa, Fd’I lo reclama, legittimamente, per sé (lo dice la legge: spettaall’opposizione), ma la Lega non intende mollare la sedia del giorgettiano Volpi. E così, Salvini insiste che "sul Copasir ci metteremo d’accordo, e non perché lo dice Letta", Gasparri che "dobbiamo proporre una candidatura di serie A", Lollobrigida (Fd’I) che "la Meloni non mette veti su nessun nome" e la Ronzulli (FI) che "speriamo e crediamo che Albertini e Bertolaso ci possano ripensare".

Tramontato il nome di Bertolaso e mai decollato quello dell’imprenditore Andrea Abodi, i nomi girano all’impazzata (la magistrata Martone), poi ci sarebbe Fabio Rampelli (Fd’I), che ha fatto sapere di essere pronto solo in caso di emergenza. Nebbia fitta pure sul candidato sindaco a Bologna come su quello di Milano (si parla di Maurizio Lupi) mentre a Torino, con il civico Paolo Damilano, e a Napoli, con il magistrato Catello Maresca, il centrodestra ha due candidature forti.