
Cursi, rilievi sulla strada teatro del triplice omicidio (Ansa)
Cursi (Lecce), 29 settembre 2018 - "Me lo facevano apposta a parcheggiare le loro auto davanti casa mia", è la spiegazione fornita nella notte agli inquirenti da Roberto Pappadà, 57enne che ha confessato di aver sterminato la famiglia dei vicini di casa. "Ho sbagliato - ammette - non voglio essere difeso, pagherò, ma dovevo mettere fine a questa storia".
L'omicida e le vittime abitavano in via Tevere, tra loro i rapporti erano tesi da tempo ma sembra che gli screzi fossero dovuti solo a questioni di parcheggio. Pappadà è accusato di triplice omicidio pluriaggravato da futili motivi e premeditazione.
Nell'interrogatorio, l'uomo ha ricostruito in maniera lucida la sua folle vendetta, asserendo che il vaso era ormai colmo - "sbatterrato", secondo un termine salentino - dopo un anno e mezzo (a suo dire) di soprusi subiti.
Sono le 23,10 di ieri sera, Pappadà è pronto, ha premeditato ogni cosa: ha raccontato di essersi procurato prima l'arma - una pistola 357 magnum - e di aver poi attesto l'arrivo dei vicini. Il primo a tornare a casa è stato Andrea Marti, 36 anni, che giunge in auto con la fidanzata. Dopo aver estratto l'arma e aver intimato alla giovane terrorizzata di allontanarsi, il pluriomicida ha esploso due colpi da una distanza di quattro metri, colpendo l'uomo alla testa e al petto.
Quando poco dopo è arrivato l'auto con a bordo il padre della prima vittima - Franco, pensionato 63enne - insieme alla moglie e alla sorella di lei, Pappadà ha fatto nuovamente fuoco. Dei tre si è salvata solo Fernanda Quarta, la madre di Andrea e moglie di Franco, colpita di striscio dalla pallottola.
Ai carabinieri che, dopo la mattanza, lo hanno trovato nei paraggi, l'omicida non ha opposto resistenza: si è limitato ad appoggiare l'arma per terra.
Particolare incomprensibile: il comandante dei vigili urbani di Cursi, Luigi Epifani, racconta che più volte era stato offerto a Pappadà un parcheggio riservato per portatori di handicap davanti casa (l'uomo vive con la sorella disabile), ma lui aveva sempre rifiutato, asserendo che non c'era bisogno perché nella strada c'era posto per tutti.