di Andrea Gianni
La procura di Bergamo li indica come "responsabili dell’omessa istituzionerinnovo del Comitato nazionale per la pandemia", per il loro ruolo di ministri della Salute dal 2013 fino a quando è scoppiata l’emergenza coronavirus. Gli ex ministri Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e Roberto Speranza, sono indagati per omissione di atti di ufficio in un filone dell’inchiesta sulla gestione della pandemia, che ha scavato nel passato analizzando i provvedimenti presi negli anni scorsi da chi era responsabile del dicastero per prevenire una diffusione dei contagi nell’ipotesi di un virus.
I pm bergamaschi, che hanno chiuso le indagini a carico di 19 persone (tra cui l’ex premier Giuseppe Conte, Speranza e l’ex presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana) sulla mancata istituzione della zona rossa di Alzano e Nembro, hanno trasmesso a Roma, per competenza territoriale, il fascicolo con 11 indagati, tra cui i tre ex ministri, di diverso colore politico. Speranza sempre a Bergamo risponde anche della mancata attuazione del piano pandemico (gli atti in questo caso sono stati trasmessi al Tribunale dei ministri di Brescia così come quelli relativi alla posizione di Conte) e per questo la posizione di Lorenzin e Grillo appare più attenuata. Ex ministri che dal 2013, quando Lorenzin fu nominata passando per i governi Letta, Renzi e Gentiloni, poi sostituita da Grillo (M5s) e infine da Speranza (Articolo 1-Leu), secondo l’ipotesi dei pm sarebbero quindi "responsabili dell’omessa istituzionerinnovo" del comitato. Sentita dai pm di Bergamo come testimone il 3 marzo 2021, Grillo disse che "l’attività di aggiornamento del piano pandemico aveva natura prettamente tecnica e pertanto era di competenza dei vari dirigenti (...). Si tratta di qualcosa che non rientrava proprio nell’attività politica". Quando "è scoppiata la pandemia io credevo che già ci fosse il nuovo piano pandemico", ha spiegato ai pm Lorenzin.
Anche perché nel 2017 Ranieri Guerra, all’epoca dg Prevenzione al ministero della Salute, "mi aveva informato che avrebbe predisposto un nuovo piano pandemico". Già il "15 settembre 2017", secondo quanto emerge da un appunto agli atti dell’inchiesta la Direzione generale prevenzione sanitaria del ministero aveva inviato una "nota" con la quale "si informava il ministro pro tempore (Lorenzin, ndr) della necessità di predisporre un nuovo piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale", aggiornando quello datato 2006. È finito nello stralcio anche il presidente dell’Istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro (indagato anche nel filone principale), ma per lui l’ipotesi è di truffa in riferimento a erogazioni pubbliche, vicenda legata ai tamponi. I primi 200 test effettuati dall’Iss, è emerso dall’inchiesta, sarebbero stati pagati circa 750 euro l’uno, una cifra per gli inquirenti "assolutamente ingiustificata".
Nell’atto vengono indagati e indicati come "responsabili per i dati falsi comunicati a Oms e Commissione Europea attraverso appositi questionari" l’ex numero due dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) Ranieri Guerra e quattro tecnici del ministero della Salute. Guerra deve rispondere anche del "mancato aggiornamento del piano pandemico e dell’omessa definizione dei piani di dettaglio". Con lui sono indagati per rifiuto in atti d’ufficio anche l’ex direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, e i direttori dell’ufficio 5 che si sono succeduti. Posizioni che ora sono al vaglio dei pm romani.