Le capre chiacchierano e pure tanto. Parlano tra madre e figlio e quando si devono rivolgere al loro allevatore emettono suoni diversi rispetto a quando si trovano a che fare con uno sconosciuto. Ci sono vocalismi per il dolore, richiami d’amore, belati di soddisfazione appena arriva l’erba fresca, quasi borbottano davanti a “piatti“ meno graditi. I ricercatori dell’università Statale di Milano le hanno ascoltate giorno e notte per un anno e mezzo, raccogliendo dieci milioni di vocalizzi, immortalati anche in video per contestualizzarli e cercare il più possibile di "decriptarli" in modo da migliorare la comunicazione tra capre e allevatori e avvisare questi ultimi in caso di necessità. Il progetto si chiama VoCapra e ha già portato alla realizzazione di un tutorial, di un’app gratuita e di un archivio che sarà pubblico, a disposizione anche di altri ricercatori nel mondo.
Ai microfoni 350 capre di quattro società agricole: la Bagaggera, nel lecchese, Il Boscasso nel Pavese, Il Colmetto nel Bresciano, e l’azienda agricola dell’università. Alla regia i ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali, il gruppo di informatici musicali della Statale, insieme alla psicologa comparata Emanuela Prato-Previde.
"Sui vocalizzi dei suini ci sono diversi lavori, noi ci siamo concentrati su un’altra specie meno studiata ma altrettanto chiaccherina: le capre. Ci eravamo già occupati di loro per stendere un protocollo di valutazione del benessere e, insieme alla Regione, per un progetto di formazione (DemoCapra) dedicato agli allevatori", premette la ricercatrice Monica Battini, che studia i ruminanti e in particolare la comunicazione e la relazione uomo-animale. "Le vocalizzazioni possono essere espressione onesta delle emozioni degli animali: loro non le possono camuffare - sorride -. Le capre poi hanno una storia vecchia di addomesticazione, come quella dei cani: alcune abilità comunicative sono paragonabili".
È stato predisposto un questionario - ancora disponibile sul sito di VoCapra - per valutare l’empatia di addetti ai lavori e non. Per ora hanno risposto in 265, che hanno fatto fatica a decifrare cosa volessero le caprette, tranne quando emettevano suoni legati alle doglie. Nel frattempo si continuano ad analizzare mole di belati arrivati dalle stalle: "Abbiamo registrato e filmato vocalizzi per un anno e mezzo e le capre hanno chiacchierato per un periodo di tempo pari a tre mesi senza sosta - continua Battini -. C’è il chiacchiericcio di routine e quello legato a eventi improvvisi. Abbiamo vocalizzi a bocca aperta e a bocca chiusa. I primi sono quelli che abbiamo catturato con i microfoni ambientali: utilizzati soprattutto come richiami, quando provano dolore, durante i calori. Si ipotizza invece che quelli a bocca chiusa siano più legati alla comunicazione tra capre e associati a emozioni positive". Per intercettare e archiviare pure quelli servono microfoni sui collarini e ci si sta attrezzando mentre continuano studi e tesi di laurea sui dati già raccolti: una tirocinante è arrivata apposta dalla Bretagna, uno studente cinese sta analizzando tutti i vocalismi legati al cibo per capire le variazioni. Intanto gli allevatori chiedono dati e dritte.
"Per arrivare alla messa a punto di uno strumento totalmente affidabile la strada da percorrere è ancora lunga - sottolinea la professoressa Silvana Mattiello -. Si può pensare all’installazione di microfoni individuali, che permettano di capire subito a quale capra sono da attribuire determinate vocalizzazioni e intervenire in modo più puntuale, o di monitorarle al pascolo. Il progetto rappresenta un grande passo avanti per migliorare la comunicazione uomo-capra e aiutare gli allevatori a comprendere meglio i propri animali".