Venerdì 19 Aprile 2024

Conte non controlla il M5S e Dibba scalpita

L’ex deputato pentastellato pronto a varare una formazione in opposizione al governo Draghi: "C’è la necessità di nuove battaglie"

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di Elena G. Polidori

Non basta il marasma interno, ora – nel momento della massima debolezza di Giuseppe Conte dal giorno della sua elezione a presidente del M5s – è arrivato anche Alessandro Di Battista a sparare ad alzo zero contro chi ha snaturato il M5s delle origini. "Non escludo la nascita di un altro movimento", ha scandito ieri l’ex parlamentare grillino alla prima uscita del suo tour ‘Su la testa!’, ipotizzando la nascita di un nuovo soggetto politico d’opposizione, alternativo quindi ai 5 Stelle. "C’è la necessità di nuove battaglie e di costruire le fondamenta per qualcosa di concreto – le sue parole – Se poi dovessero essere solide, quelle fondamenta, allora potremo costruire qualcos’altro. Non mi interessa la mia personale battaglia, ma la collettività. Una forza politica potrebbe avere successo soltanto a fronte di una richiesta collettiva. Capirò con il tour se esiste questa domanda".

Sembra, quindi, che Di Battista sia pronto a raccogliere quello che resterà del M5s nel 2023, semprechè l’ex premier non riesca a diventare veramente il leader del Movimento di governo. E, da quello che è accadendo intorno all’elezione del nuovo capogruppo al Senato, quel tempo pare ancora lontano.

Conte, di fatto, non controlla i 5 Stelle. Dopo che il suo candidato per guidare il Senato, Ettore Licheri, non era riuscito a prevalere sulla sfidante, proprio l’outsider Maria Domenica Castellone, oncologa e vicina alla fronda anti contiana, ha vinto il duello. È stato infatti lo stesso Conte in serata, prima che si votasse per la seconda volta, ad annunciare il ritiro di Licheri: "Abbiamo valutato e convenuto insieme che conviene subito dare spazio a Mariolina con la piena fiducia di tutti". La capogruppo sarà quindi la Castellone. E, sebbene Conte tenti di rassicurare dicendo che questa è la prova che nei Cinque stelle tutto va a meraviglia, il "gesto di nobiltà" del suo prescelto, ossia il ritiro, non pare proprio un segno di forza.

Prima di arrivare a questo esito, sicuramente sfavorevole per il leader, si era anche pensato all’ipotesi di avviare un’alternanza: sei mesi di presidenza all’uno e sei mesi all’altro candidato se le urne dovessero continuare a dare un risultato pari. Ma i malumori sono cresciuti, con le presenze dei senatori al seggio, martedì prossimo, che in queste ore sono oggetto di ragionamento strategico; ci sarà la senatrice Giulia Lupo, assente al primo round? E Mariangela D’Angelo, resterà in missione? Il pallottoliere impazza, è in gioco la stabilità del gruppo che riguarda anche le votazioni per il Quirinale. Infatti, una tenuta debole del partito di maggioranza relativa potrebbe rivelarsi catastrofica per il centrosinistra.

Intanto, si guarda al presente. I vertici grillini hanno seccamente smentito la notizia, circolata ieri a tarda sera, di una chiamata di Conte a Beppe Grillo per cercare di riportare ordine nel caos. "Sono solo falsità. Conte non ha mai chiesto a Grillo di intervenire per le votazioni del Senato". E sul ‘gelo’ con Grillo, dall’entourage di Conte specificano che si tratta di "un’illazione", ma l’esito della partita giocata in Senato è già elemento di grande tensione; dietro si celerebbe il malcontento per la decisione di entrare nel governo Draghi senza ascoltare la base parlamentare.