Giovedì 18 Aprile 2024

"Sì ai 150 orari? Avremo più morti. Tutto il mondo abbassa i limiti".

Biserni (Asaps): proposta folle, è demagogia. "Se si alza la velocità ci saranno più incidenti e inquinamento"

Un autovelox della polizia stradale (ImagoE)

Un autovelox della polizia stradale (ImagoE)

Roma, 29 gennaio 2020 - L’aumento dei limiti di velocità, proposto nella riforma del Codice della strada, è "demagogia" ma altri aspetti sono "positivi e speriamo che venga approvata e non sia l’ennesimo gioco dell’oca". A dirlo è Giordano Biserni, presidente Asaps, l’Associazione amici polizia stradale.

Cosa pensa dell’innalzamento della velocità, in alcuni tratti autostradali, a 150 Km/h?

"È una proposta inutile, demagogica e pericolosa, ci batteremo per convincere il Parlamento dell’incremento del rischio derivante da questa misura. A una maggiore velocità corrispondono più incidenti, non guadagneremo tempo perché correremo di più per poi trovarci in coda e inquineremo anche di più".

Se la norma passa l’Italia sarà uno dei pochi paesi Ue ad alzare il limite di velocità?

"Certo, tutti li stanno abbassando, a eccezione della Germania che ha limiti consigliati. Ma bisogna vedere anche la diversità culturale tra Paesi. Potrei dire, con una battuta, che per un tedesco un limite consigliato è un ordine mentre per un italiano un limite ordinato è un consiglio. Saremmo l’unico Paese, peraltro con un parco veicoli con una vecchiaia media di 11 anni, ad andare in questa direzione".

Altri punti critici della riforma del Codice della Strada?

"Andrebbe rivisto il sistema di prelievo dei punti dalla patente. Paradossalmente se sforo anche il limite dei 150 chilometri all’ora e viaggio a 200 alla fine, considerando il margine di tolleranza del 5% e le regole attuali, pago una sanzione da 173 euro e perdo 3 punti sulla patente. Se, invece, non mi allaccio le cinture e rischio di fare un danno solo a me stesso, di punti ne perdo 5".

La riforma prevede anche un giro di vite per chi usa cellulare al volante: questa è una vostra storica battaglia.

"Ci deve essere la sospensione della patente alla prima violazione sull’uso del cellulare alla guida. È un fenomeno molto difficile da contrastare: gli italiani sono diventati campioni del lancio del cellulare alla vista della pattuglia. Il 25-30% degli automobilisti dichiara candidamente di usarlo tutti i giorni alla guida. Ma bisogna pensare che nei 6-7 secondi che, a una velocità di 50 chilometri all’ora in città, impiego per leggere un messaggino su WhatsApp percorro 100 metri al buio: fanno la differenza tra la vita e la morte di un pedone".

Culturalmente a che punto siamo sulla sicurezza stradale?

"Stiamo tornando indietro, abbiamo aggiunto un pericolo nuovo: la sbornia da uso del cellulare alla guida. Mancano due cose per fare prevenzione. La prima sono campagne di comunicazione forti e incisive sull’abuso dell’alcol e l’uso del telefonino alla guida. La seconda, i controlli che non possono essere affidati solo agli strumenti elettronici perché non intercettano alcuni comportamenti. Insomma, l’arbitro è sparito e i giocatori sono sempre più indisciplinati".