Domenica 15 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

Mafia, blitz nel Catanese. Colpito il clan Scalisi, 39 arresti

La cosca era attiva sul territorio adranita ed era legato ai Laudani di Catania.

Una volante della polizia (Spf)

Catania, 11 luglio 2017 - Blitz della polizia di Catania ai danni del clan Scalisi, attivo sul territorio di Adrano e legarto alla famiglia mafiosa Laudani di Catania. Eseguite 39 misure cautelari per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, con l'aggravante di associazione armata, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio stupefacenti, tentato omicidio, estorsione, rapina, furto, ricettazione, reati in materia di armi, danneggiamento seguito da incendio, con l'aggravante di aver commesso il fatto in nome e per conto dell´associazione di tipo mafioso e al fine di agevolarne le attività illecite.

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In campo gli agenti della squadra mobile e del Commissariato di Adrano. L'azione di polizia ha consentito di colpire duramente la cosca, decapitandone i vertici. Dalle idagini era emerso come la "famiglia" sottoponesse ad estorsione la gran parte delle attività commerciali sul territorio adranita, il più colpito era il mercato ortofrutticolo.

IL CLAN SCALISI - Il clan Scalisi federato con i Laudani di Catania imponeva nel Comune di Adrano un dazio criminale sulle merci a tutti i produttori che conferivano nel paese prodotti vari, dalla carne alle uova all'ortofrutta. E' quanto svelato in conferenza stampa  sull'operazione 'Illegal Duty' che ha portato all'arresto di 39 persone.

Gli uomini del clan controllavano il traffico delle merci dislocato su tutto il territorio, pronti a bloccare coloro che entravano in paese con camioncini e furgoni pretendendo il pagamento della tassa. La polizia ha scoperto 22 casi tra estorsioni e tentate estorsioni. 

IL BOSS COMANDAVA DAL CARCERE - Il clan di Adrano era guidato da Giuseppe Scarvaglieri, di 39 anni, già detenuto, ritenuto dagli affiliati del clan una "autorità suprema". In galera per altre accuse, il boss comandava dal carcere il suo braccio destro Alfredo Mannino, che li impartiva al gruppo criminale. Agli atti dell'inchiesta c'è una lettera dal carcere di Scarvaglieri, rivolta a uno degli affiliati.