Dopo le promesse elettorali, i balneari aspettano al varco il governo Meloni. E a chi gestisce lidi e locali sulle spiagge è andato di traverso l’aumento del 25,15% dei canoni, silenziosamente introdotto alla vigilia di capodanno da una circolare del ministero delle Infrastrutture, che porta il minimo da 2.698 a 3.377 euro. L’incremento, frutto della variazione dell’Indice Istat, "doveva essere al massimo dell’11%", protesta Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti, che auspica la "sospensione" del ritocco, il più alto di sempre, e chiede all’esecutivo "un tavolo di confronto". Anche in vista dei decreti attuativi della legge sulla concorrenza, attesi entro febbraio, verso la messa a gara delle concessioni dal 2024. Un orizzonte che i balneari vorrebbero allontanare, e così anche Forza Italia, che ha preannunciato un emendamento al Milleproroghe in questa direzione.
La battaglia ha accomunato il centrodestra nella scorsa legislatura contro la linea Draghi, e ora si attende di capire che posizione prenderà Palazzo Chigi di fronte a una scadenza fissata anche da una sentenza del Consiglio di Stato, che si intreccia con l’applicazione della direttiva europea Bolkestein. "Secondo noi non ci sono le condizioni tecniche per fare le gare nel 2024 – chiarisce Rustignoli –. Bisogna capire le intenzioni dell’attuale governo. In campagna elettorale la presidente Meloni ha detto che avrebbero lavorato per una diversa applicazione della Bolkestein".
Intanto l’aumento dei canoni, nota il presidente di Fiba Confesercenti, "è una novità preoccupante per la nostra categoria, in un momento di incertezza legato anche all’applicazione della direttiva Bolkestein e ai danni provocati a molti stabilimenti dalle mareggiate dei mesi scorsi". Il +25% si applicherà in generale su tutti i canoni, e il costo mimino di 3.377 euro – sottolinea – vale anche per le richieste di allargamento temporaneo, "ad esempio per un campo di beach volley". "Così si rischia di impoverire l’offerta turistica in spiaggia – aggiunge Rustignoli –. Come categoria, non siamo contrari a rivedere gli importi dei canoni, che in media sono di 8-10mila euro all’anno e sono bassi, lo riconosciamo. Ma va fatto con un intervento organico e un metodo che preveda la giusta valutazione delle spiagge, classificandole in base alla redditività e dando un valore corretto al metro quadro: così lo Stato valorizzerebbe il proprio bene".