Faenza (Ravenna), 27 maggio 2023 – I restauratori, i caschi blu del Ministero della Cultura, le catene di volontari, e da ora anche i colossi dell’industria dei surgelati.
Lo sforzo collettivo per salvare il patrimonio artistico e librario dell’Emilia-Romagna alluvionata vede ormai coinvolto un intero pezzo di Paese, al lavoro tra il fango per estrarre i reperti tuttora sepolti dalle acque – che dai sotterranei del Museo Carlo Zauli di Faenza ancora non se ne sono andate, ad esempio – o nei laboratori all’aperto sorti un po’ ovunque, dove i restauratori dell’Università di Bologna, del Museo internazionale delle Ceramiche e di altre realtà tentano di restituire a maioliche, dipinti e libri l’aspetto che la doppia alluvione del 2 maggio e del 16 maggio aveva tolto loro. Negli ultimi giorni è arrivata anche la decisione di colossi del mondo dei surgelati, come Orogel e Bofrost, di mettere le proprie celle frigorifere a disposizione per congelare i libri alluvionati e avviare poi un processo di sublimazione che porti quell’acqua dallo stato solido direttamente a quello gassoso, liberando i libri dall’umidità.
Un intervento che dovrebbe essere messo in campo in un primo tempo per i volumi antichi delle biblioteche di Cesena, Forlì e Lugo, che in futuro potrebbe estendersi anche alle collezioni private, e che si somma alle migliaia di ore che hanno visto in azione i volontari: fra i musei che possono dire di essere sopravvissuti agli allagamenti c’è quello dedicato a Guerrino Tramonti, sempre a Faenza. Qui circa il 90% dei mille dipinti e delle trecento ceramiche conservate in quelle stanze è già stato ripulito dal fango. Gli artisti e i collezionisti non sono rimasti con le mani in mano: grazie a un gruppo di curatori romagnoli è stato steso un elenco di tutti coloro che hanno subito direttamente gli effetti dell’alluvione.