Roma, 12 dicembre 2023 - Il nuovo presidente della Corte costituzionale è Augusto Barbera, eletto all'unanimità con una sola scheda bianca, probabilmente la sua. Barbera resterà alla guida della Consulta per circa un anno, infatti il mandato terminerà nel dicembre 2024.
Franco Modugno, Giulio Prosperetti e Giovanni Amoroso sono i nuovi vicepresidenti della Corte costituzionale. Li ha indicati lo stesso nuovo presidente.
Barbera è un giurista famoso, autore di diversi volumi e saggi sul diritto costituzionale e politico. Alla Corte è arrivato nel 2015, eletto dal Parlamento su indicazione del Pd. E' stato vicepresidente, e sino ad oggi presidente reggente, dopo la fine del mandato di 9 anni di Silvana Sciarra, avvenuto a novembre.
Barbera: "Nessuna maggioranza può occupare la Corte"
"Vari commentatori scrivono che ci sarà assalto all'indipendenza della Corte da parte della maggioranza. È un allarmismo di un costituzionalismo ansiogeno che non è in linea con le regole vigenti. Oggi non è possibile nessuna occupazione della Corte costituzionale", ha voluto sottolineare il nuovo presidente della Consulta in conferenza stampa. "Se questa maggioranza vuole eleggere il giudice deve mettersi d'accordo con altre forze politiche o presentare un candidato che abbia un successo personale tale da spingere tutte le forze politiche votarlo. La Corte non può occuparla nessuno".
Riguardo alle riforme costituzionali Barbera si augura che che l'approvazione avvenga "con la maggioranza più ampia dei 2/3". Ma sul merito delle proposte, premierato o riduzione dei poteri del capo dello Stato, Barbera non si è espresso. "Non possiamo che rivolgere l'auspicio che si seguano le strade costituzionali" ha avvertito sempre in tema di riforme, ricordando anche alcuni dei paletti posti nel tempo, come quello introdotto nel 1988 per il quale "le modifiche costituzionali possono essere oggetto di sindacato della Corte costituzionale, se dovessero essere in contrasto con i principi supremi della Costituzione. E non mi pare che nessuno dei progetti che si sono succeduti nel tempo siano in contrasto con i principi supremi della Costituzione".
Poi ha ricordato che "la prima parte della Costituzione appartiene a quei principi fondamentali che non possono essere modificati, semmai ritoccati, perché riguardano l'identità della Nazione. Per quanto riguarda la seconda parte, ho ricordato i tentativi senza successo dal 1983 in poi, può essere modificata. Ma sono scelte politiche che appartengono a potere politico". E ha aggiunto: "la stessa Costituente volle lasciare aperte alcune pagine come la struttura del Parlamento, il bicameralismo, per due motivi: non vi era ancora accordo sulla struttura e ciascuno dei due grandi schieramenti temeva il 18 aprile dell'altro".
Una vita tra Accademia e politica
Augusto Antonio Barbera è nato ad Aidone (Enna), 25 giugno 1938. Sposato, con due figli, è professore emerito di Diritto costituzionale presso l'Università di Bologna, dove è stato professore ordinario fino al 2010.
Barbera si è laureato nel novembre del 1960 all'Università di Catania dove, nel 1968, ha conseguito la libera docenza in diritto costituzionale. E' stato professore ordinario di Diritto costituzionale nelle Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bologna (dal 1994 al 2010) e dell'Università di Ferrara (dal 1970 al 1977). Poi in cattedra di Istituzioni di Diritto pubblico nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Bologna (1977-1994) e Diritto costituzionale italiano e comparato nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Catania (1969-1970).
Fino ad oggi ha pubblicato 22 volumi e circa 400 tra saggi, note a sentenza, relazioni o interventi a convegni. È stato Direttore, dal 1999 al 2015, di "Quaderni costituzionali. Rivista italiana di diritto costituzionale", edita da Il Mulino.
Inoltre fa parte del comitato di direzione e del comitato scientifico di diverse riviste, fra cui "Rassegna parlamentare", "Studi parlamentari e di politica costituzionale», "Le istituzioni del federalismo”, "Nuova informazione bibliografica", "Autonomie locali e servizi sociali". Inoltre, co-dirige, insieme al Professore Andrea Morrone, gli "Annali di diritto costituzionale".
In politica entrò come consigliere regionale in Emilia Romagna dal 1980 al 1982 , poi fu deputato eletto nelle liste del Pci e del Pds, per cinque legislature, fra il 1976 e il 1994. Nell'aprile 1993 venne nominato ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo di Carlo Azeglio Ciampi, ma si dimise il giorno dopo il giuramento insieme agli altri tre ministri in polemica per la mancata concessione, da parte del Parlamento, dell'autorizzazione a procedere nei confronti di Bettino Craxi. È stato anche fra i promotori dei referendum elettorali del 1991, del 1993 e del 1999.