Martedì 7 Maggio 2024

Arrigo Cipriani: "Al diavolo la paura, ricominciamo a vivere"

L’urlo del patron dell’Harry’s Bar : "Il governo sta incatenando il gusto e la bellezza. Troppe regole soffocano la ripresa"

Arrigo Cipriani, 88enne patron dell’Harry’s Bar

Arrigo Cipriani, 88enne patron dell’Harry’s Bar

Roma, 16 giugno 2020 - A 88 anni Arrigo Cipriani, patron dell’Harry’s Bar di Venezia "e di altri 24 locali in giro per il mondo", non ha tempo per tormenti esistenziali. "Ironia, anzitutto, sennò alla mia età non ci si arriva. E poi tanto amore per la libertà: quella, proprio, non devono toccarmela".

Altrimenti? "Sono cintura nera di karate 3° dan e me la cavo ancora bene".

Per fortuna che l’intervista è telefonica. "In servizio do il meglio di me stesso, mi creda".

Però in questo periodo l’Harry’s Bar è chiuso. Niente Bellini in versione originale. "E questo aumenta la mia rabbia. La gestione del Covid e del dopo Covid sta ammazzando il primato italiano nell’ospitalità, e se non reagiamo, le conseguenze saranno gravissime".

Su 25 locali di famiglia in giro per il mondo, quanti hanno riaperto? "Per ora solo cinque. Hong Kong, il primo. Poi Dubai, Miami, Los Angeles e Harry’s Dolci alla Giudecca, il secondo locale Venezia. Per New York dovrebbe essere questione di giorni. Londra ha chiuso per ultimo e temo sarà l’ultimo a riaprire".

E Venezia calle Vallaresso, dove tutto cominciò nel 1931? "È dura. Il distanziamento imposto dal governo è incompatibile con le misure del locale. Per riaprire aspettiamo Zaia. Lui sì ha capito cosa rappresenta questa stanza nella storia del Paese".

La meta irrinunciabile di scrittori, attori, principi, uomini di mondo e di potere. "All’Harry’s Bar tutti sono trattati come principi perché – questo me lo ha insegnato mio padre – tutti i clienti in un locale sono uguali. Lei può ordinare spaghetti e una minerale, pagare e andare via. È la cultura dell’accoglienza vera, senza forzature. Quella che ha reso l’Italia insuperata. Gli chef stellati ai fornelli sono un’altra cosa, e difatti io, nei miei locali, ho solo bravissimi cuochi ’senza nome’. Quanto al lusso, vale solo se ha un’anima. E l’anima non la mette la materia, la mette sempre l’uomo – se ce l’ha".

La sua multinazionale come ha reagito alla crisi? "Utilizzando gli strumenti di sostegno economico assicurati dai vari Paesi. Negli Stati Uniti i soldi sono arrivati in un lampo. In Gran Bretagna anche. Ho locali ovunque e in Italia siamo stati i più lenti. I peggiori".

Perché? "Vorrei tanto chiederlo al presidente dell’Inps, Pasquale Tridico. Se lo licenziano, magari lo assumo come direttore...".

Ora ci sono gli Stati generali, ma per il turismo non s’intravvedono misure strutturali. "Siamo di fronte a una farsa, a una recita dalla quale non mi aspetto nulla. In autunno sarà un disastro".

Indichi lei le priorità. "Prima di ogni misura economica, serve che la gente si riappropri della libertà. La libertà vale più della vita. Ma il potere ha ribaltato i valori e il popolo si è adeguato".

A temporanee precauzioni di emergenza. Oppure lei contesta la scelta del lockdown? "Noi italiani non siamo stati bravi come vogliono farci credere. Abbiamo solo avuto paura di morire. Ora bisogna cancellare la paura e tenere a mente la lezione. Con la paura non si riparte. Dobbiamo far capire agli stranieri che li aspettiamo a braccia aperte. Dobbiamo ricominciare a vivere. Subito".

Si sente prigioniero? "Io ho sentito scoppiare in me la libertà quando nel ’45 le truppe neozelandesi sono entrate a Venezia e l’Harry’s Bar, che era diventato una mensa per marinai, è stato liberato".

Lei torna sempre al luogo eletto e noi le portiamo al tavolo la cancelliera tedesca Angela Merkel, la commissaria Ue Ursula Von der Leyen, il premier Giuseppe Conte. Quali menù di rimostranze servirebbe? "A Merkel: superi la fobia tedesca dell’inflazione e non pretenda un’Europa asservita alla Germania. A Von der Leyen: riconsideri la svolta eco-green, perché l’economia tradizionale può dare ancora molto. A Conte: basta mascherine e questue a Bruxelles. Gusto, bellezza, spirito e cultura italiani debbono trionfare. Solo così ripartiremo e il mondo tornerà da noi".