di Achille Perego La burocrazia da Covid non deve frenare la ripresa già messa a rischio dalla corsa dei prezzi. E l’Italia "non può essere ostaggio di pochi milioni di non vaccinati". Luciano Sbraga, vice direttore di Fipe-Confcommercio riassume così l’appello al governo di baristi e ristoratori, ma anche il comune sentire dei settori – dagli alberghi al turismo organizzato – colpiti dalla pandemia e che oggi non capiscano perché coi contagi in rallentamento, non si sia ancora preso in esame la revisione del sistema dei Green pass. Costretta dall’Europa, l’Italia ha dovuto far cadere le barriere per chi arriva da un Paese Ue al quale basta il Green pass base. "Ma poi – avverte il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca – se vuole alloggiare in un hotel deve esibire un’altra volta il Green pass e in molti casi sottoporsi a un tampone senza spesso sapere dove eseguirlo". Così di fronte a Paesi nostri concorrenti come Francia, Spagna, Gran Bretagna e Grecia dove questi controlli non ci sono, si chiede Bocca, "tra Roma, Parigi, Londra o Madrid dove pensa che andrà a Pasqua un turista straniero?". Quello che serve sono una semplificazione delle normative e un adeguamento rispetto all’andamento riflessivo della pandemia. Anche perché, chiosa Bocca, l’Italia può anche mantenere le restrizioni ma con adeguati ristori. Invece, i soldi non ci sono, i Green pass sì. "Il rischio è che, senza un alleggerimento delle norme – aggiunge Stefano Dall’Ara, presidente del gruppo Robintur e vice presidente di Fto-Confcommercio –, si freni il ritorno alla voglia di viaggiare e le prenotazioni per Pasqua, dopo due anni di crisi del turismo organizzato, e un gennaio cominciato peggio che nel 2021". Ma il liberi tutti, avverte Pier Ezhaya, presidente di Astoi-Confindustria Viaggi, dopo l’attuale semilibertà ampliata col recente raddoppio da 6 a 12 dei ...
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