Giovedì 2 Maggio 2024

Altro che Esercito, la scuola è sola. Tamponi Covid fatti dai militari? Mai visti

Mobilitati solo 11 laboratori della Difesa, ma i presidi sono senza strumenti e aumentano gli alunni in quarantena

Tamponi a studenti per il tracciamento contagi Covid (ImagoE)

Tamponi a studenti per il tracciamento contagi Covid (ImagoE)

La scuola è ancora sola. Le Asl hanno poche risorse per fare tamponi e tracciamento con la quantità e con prontezza tale da ridurre il ricorso non necessario alla Dad, decidono le misure da prendere ciascuna con proprie logiche, e nonostante la scelta di palazzo Chigi di mobilitare tramite il Commissario straordinario le risorse della Difesa, la montagna sembra aver prodotto il topolino. La mobilitazione militare (600 uomini impegnati, dicono) è partita con 11 laboratori militari (2 a Milano e Roma, uno a La Spezia, Padova, Cagliari, Ancona, Taranto, Messina, Augusta) che processano tamponi e due team sanitari mobili (più uno di riserva) nel Lazio. Ma per quel che se ne sa non con un numero dignitoso di team mobili per l’effettuazione di tamponi a domicilio. Ed è nebulosa negli effetti prodotti: nessuno sa dire quanti tamponi aggiuntivi siano stati processati e quanti tamponi siano stati effettuati dai medici e dagli infermieri militari.

E così, almeno per le scuole, nonostante Draghi e Figliuolo, poco è cambiato. Sole erano e sole sono rimaste. "Finora del contributo promesso dal generale Figliuolo – osserva Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi – non ne abbiamo avuto contezza. È possibile che serva un po’ di tempo per organizzarsi, è anche comprensibile perché l’impegno è su scala nazionale, ma sinora i miei colleghi non mi hanno detto che c’è stato un miglioramento. E se non vengono fatti tamponi e tracciamento, i dirigenti scolastici non hanno altra alternativa che ricorrere alla Dad, nella quale oggi sono circa diecimila classi su 400mila". Quante di queste diecimila classi avrebbero potuto liberarsi più rapidamente dal giogo della didattica a distanza se i tamponi fossero effettuati più tempestivamente, anche con team miliari che agissero a domicilio? Probabilmente molte. Il Lazio è partito con il contagocce (due team), in altre regioni – ad esempio in Veneto e in Abruzzo – si sta lavorando alla creazione dei team sanitari militari per fare i test nelle scuole, ma in molte altre l’operazione non è partita.

"Noi non abbiamo notizia di team mobili militari in azione per fare i tamponi a casa – osserva Mario Rusconi, presidente dei presidi di Roma – ed è un peccato perché proprio quello sarebbe stato uno dei maggiori contributi che potevano venire dalla Difesa, al di là dell’utilizzo dei loro laboratori. Oltretutto, le Asl decidono ciascuna per proprio conto, anche nella stessa città, e i criteri sono i più vari. Il risultato è che i presidi si trovano costretti a fare delle Dad che non vorrebbero".

"Rispetto a prima – dice Cristina Costarelli, presidente dell’Associaziona Nazionale Presidi del Lazio – non è cambiato nulla. Non abbiano notizie del piano di intervento del generale Figliuolo, non ci è stato comunicato se sia possibile ricorrere al testing domiciliare e come, se ci sono laboratori miliari ai quali rivolgersi. Forse sono state informate le Asl, di certo non le scuole, che sono il tramite con le famiglie. E questo è un vulnus grave se vogliamo risolvere il problema. Così, con le Asl che decidono ciascuna per suo conto, ai presidi non resta che fare ricorso alla Dad, quando in classe ci sono positivi".

Alcuni presidi sono sconfortati. "È un disastro – attacca Rocco de Maria, preside del Gesù-Maria, istituto paritario della Capitale – . Il potenziamento promesso da Figliuolo per noi è nebbia fitta. Ed il test riesce ad essere attivato nei tempi zero stabiliti dal Protocollo solo se pagato dalle famiglie in strutture convenzionate. Abbiamo avuto due classi in quarantena ed in entrambi i casi non è stato possibile effettuare il tampone entro le 48 ore come stabilisce la procedura. La verità è che non è cambiato assolutamente nulla".