Lunedì 6 Maggio 2024

Alluvione Emilia Romagna, sotto accusa il sistema di allerta e i lavori mai fatti. Cosa è successo

I cittadini: "Allerta tardiva". L’agenzia meteo: "La Protezione civile aveva informato". L’attacco di Legambiente e la conta dei danni. Il Consiglio dei ministri stanzia 10 milioni

Paesi sommersi, cittadini evacuati, gommoni dei vigili del fuoco che corrono veloci in quelle strade che adesso sono fiumi per cercare di salvare quante più persone possibili.

Volontari nelle zone dell'alluvione
Volontari nelle zone dell'alluvione

Nel pomeriggio di ieri, il consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale. "Il governo – ha dichiarato il ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare, Nello Musumeci – sta operando con la massima prontezza, d’intesa con la Regione, per fronteggiare una grave situazione di pericolo per l’incolumità delle persone e l’evacuazione di numerose famiglie dalle loro abitazioni". Un provvedimento di fondamentale importanza che porterà nelle casse della Regione 10 milioni di euro per gli interventi più urgenti.

La decisione fa eco alla richiesta avanzata dal governatore Stefano Bonaccini durante l’incontro di ieri mattina, prima a Faenza (dove è andato in scena un aspro scambio col deputato leghista Jacopo Morrone, che ha puntato il dito sullo stato degli argini dei fiumi) poi a Imola, con i sindaci dei Comuni più colpiti dall’alluvione. E se per la conta finale dei danni servirà ancora tempo, le prime stime rendono l’idea del dramma.

"Il primo computo dei danni – fa sapere Legacoop Romagna – è devastante. La Cooperativa Agricola Massari di Conselice, che occupa 134 persone, vede sommersi quasi 2.500 ettari di terreni, nonché le attività connesse".

Situazione simile anche nelle sedi di Faenza e Bagnacavallo, nel Ravennate. Bonaccini ha provato a mettere subito a tacere le polemiche sulla macchina dell’emergenza, fin dalle prime ore di ieri affermando che "in Emilia-Romagna 15 fiumi sono andati a rischio esondazione contemporaneamente, mai successo". Ma su questo punto interviene Legambiente, citando il Rapporto sul dissesto idrogeologico 2021 di Ispra secondo cui l’Emilia-Romagna è una delle regioni più a rischio alluvioni: è seconda solo alla Calabria.

"La Regione perde tempo sulle misure di adattamento alla crisi climatica – affermano dall’associazione –, rischiando di precipitare in uno stato di allerta perenne". Per Legambiente i "danni causati dall’alluvione sono l’ennesimo monito che non possiamo più impermeabilizzare terreno vergine. Occorre insistere su opere di desigillazione in contesto urbano per ridare respiro alle città laddove possibile". Poi serve la rinaturazione dei corsi fluviali e la creazione di casse di espansione: le esondazioni degli scorsi giorni "mostrano l’inefficacia delle opere rigide e dell’artificializzazione dei corsi d’acqua. Di fronte a precipitazioni sempre più intense, è fondamentale ridare spazio ai fiumi, ampliando gli spazi esondabili per favorire la laminazione naturale delle piene, evitando gli allagamenti in contesto urbano".

L’ennesimo disastro, quindi, che si poteva evitare? Il sistema di allerta ha funzionato correttamente? "Avremmo preferito che ci avessero avvisato prima del pericolo imminente", affermano alcuni cittadini del Comune di Medicina, nel Bolognese, uno dei più colpiti dall’alluvione. E ancora: "Avevamo già l’acqua alle caviglie mercoledì, ma ci dicevano che sarebbe andato tutto bene e che la situazione sarebbe rientrata". Informazione e prevenzione, un tema ‘caldo’.

"I cittadini – afferma il responsabile del servizio meteo dell’Arpae, Sandro Nanni – devono tenersi informati, prestare sempre attenzione alle allerte diramate dalla Protezione Civile". Sì, ma come? Il bollettino della Protezione civile regionale viene diramato puntualmente ai Comuni ogni giorno, all’ora di pranzo. Poi l’ultimo miglio, chiamiamolo così, spetta ai Comuni che spesso scelgono sistemi di messaggistica sui telefonini dei residenti. Un metodo efficace, ma generazionale che taglia fuori una buona fetta di popolazione. Non solo. A Faenza, nel Ravennate, stavolta si è scelto di non ricorrere alla messaggistica perché "non si può selezionare un singolo quartiere e avremmo riversato su strade che si stavano per allagare 10mila cittadini", spiega il sindaco Massimo Isola. Meglio allora evacuare i singoli nuclei familiari.