Giovedì 25 Aprile 2024

Nord più fragile del Sud. "Questa bomba d’acqua non compensa la siccità"

Vincenzi, presidente Anbi: l’Italia riutilizza l’11% della pioggia, la Spagna il 45% "Servono infrastrutture, basta comitati del ’no’. Aumentare la portata del Po"

Bologna, 4 maggio 2024 – Il diluvio non compenserà la siccità. Dopo i danni e i morti, non c’è nemmeno questa tragica consolazione. Lo dice senza appello il presidente di Anbi, che è l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue.

Alluvione a Faenza (foto Corelli)
Alluvione a Faenza (foto Corelli)

Presidente Francesco Vincenzi, mentre assistiamo impotenti alla bomba d’acqua in Emilia - Romagna, fa impressione rileggere il titolo del vostro report di soli 4 giorni fa: “Sulla penisola piove il 18% in meno del 1970“.

"I cambiamenti climatici sono strutturali. In questi giorni è caduta su alcune regioni una quantità d’acqua superiore a quella dei primi 4 mesi dell’anno. Ma l’emergenza siccità non è affatto finita. Purtroppo quest’acqua ci porta danni, morti e poi, tra 20 giorni, con l’innalzamento delle temperature, non ci sarà più perché non siamo nemmeno capaci di trattenerla".

Come mai?

"La tempistica con cui è piovuto non permette di assorbire l’acqua a un terreno peraltro già in difficoltà, perché viene da un periodo prolungato di siccità. Non recupereremo perciò né il gap idrico all’interno delle falde sotterranee né la mancanza di 18 mesi di piovosità. Il 2022 è stato l’anno più secco degli ultimi 200 anni. In Emilia-Romagna, per esempio siamo a quota 450 millimetri di pioggia contro una media di 800".

Sembra soffrire più il Nord del Sud, è così?

"Si è capovolto l’andamento meteorologico del nostro Paese. Il Mezzogiorno negli anni ’80 ha vissuto circostanze simili a quelle settentrionali oggi e per questo può contare su qualche intervento infrastrutturale".

Dunque le regioni del Nord sono più impreparate?

"Nel 2022 in Emilia-Romagna e Sardegna è piovuta la stessa quantità di acqua solo che nell’isola ci sono 2 miliardi di metri cubi d’acqua all’interno di invasi, mentre in Emilia-Romagna si contano solo 3 invasi".

La preoccupa di più la siccità o le bombe d’acqua?

"Sono due facce della stessa medaglia. Diminuiranno le giornate di pioggia ma addirittura qualcuno dice che aumenterà la quantità di precipitazioni a causa dell’innalzamento delle temperature. Siamo noi che dobbiamo adeguarci".

Rottura che è stata avvistata per prima dal personale della Polizia Locale della Bassa Romagna, impegnato in controlli arginali nel territorio

Come?

"Capendo che avremo ancora episodi in cui pioveranno 250 millimetri in 24 ore ma anche 5-6 mesi di siccità. E se un Paese ha i bacini di accumulo, almeno, può riuscire a rispondere alle emergenze e a risolvere alcuni problemi dell’agricoltura".

Quali sono i casi più preoccupanti?

"Noi abbiamo un grande assente: il fiume Po. Dobbiamo aumentarne la portata, cercando anche di ridurre i danni del ristagno salino alla foce. Dobbiamo gestire i torrenti appenninici, costruendo invasi che permettano di trattenere l’acqua, mentre in pianura dovremmo allargare i canali, in alcuni casi addirittura raddoppiarli. Poi bisognerebbe occuparsi del potenziale delle acque reflue".

A Senigallia si attendono almeno da 30 anni le vasche di espansione, a Parma si parla degli stessi interventi da 20 anni. Dov’è l’inghippo?

"L’Italia pensa che si possa mettere il miglior software in un computer di 50 anni fa. Nel rispetto delle esigenze ambientali, bisogna capire che le opere pubbliche devono essere realizzate. Invece subito arrivano i no".

Anche gli ambientalisti hanno le loro colpe?

"Ambientalisti o non ambientalisti, in questo Paese chiunque proponga un’opera pubblica troverà il giorno dopo un comitato. Possiamo apprezzare i vantaggi della democrazia, ma non possiamo rimanere fermi, la politica deve decidere".

Con tempi da burocrazia lumaca? Serve un commissario?

"Da quando pensiamo l’opera a quando la cominciamo a realizzare passano 8 anni, dopo di che in 3 anni la realizziamo. Questo percorso deve invertirsi. Un commissario? Potrebbe essere utile".

La priorità: da cosa partire?

"Dal piano invasi, per cui occorrerebbero 4 o 5 anni solo per ’metterlo a terra’. Basti dire che l’Italia oggi raccoglie solo l’11% dell’acqua piovana, mentre la Spagna il 45%. Un Paese in cui piove meno, quindi, fa molto più di noi e subisce meno danni. Ma servono altri due punti".

Dica...

"Sul piano culturale, gli italiani sono i cittadini europei che consumano più acqua degli altri. Significa che non abbiamo capito quale importante risorsa sia l’oro blu. Infine, la tecnologia, l’intelligenza artificiale, il satellite: tutto deve essere impiegato per vincere la battaglia climatica".