"Quando gli dicevo che volevo smettere, mi ricattava, dicendo che c’erano le chat, le e-mail, gli audio in cui dicevo alle persone di incontrarci...". L’incubo della sedicenne Martina, nome di fantasia, è durato per due mesi, durante i quali il fidanzato l’ha costretta a prostituirsi con almeno 40 clienti per ripagare un fantomatico debito di droga che lui aveva con un’altra persona; in realtà, quei soldi li avrebbe spesi in coca e slot machine. L’adolescente, più volte picchiata dal compagno di dieci anni più grande di lei, ha trovato il coraggio di uscire da quell’inferno nel primo pomeriggio del 16 gennaio: si è ribellata all’aguzzino ed è riuscita a scendere dalla macchina del ventiseienne nato in Italia da genitori marocchini, chiedendo aiuto al titolare di una stazione di servizio e facendosi riaccompagnare a casa. Lì, poco dopo, si è presentato Ihab F., che nel frattempo era riuscito a impossessarsi dello smartphone della sedicenne e a cambiare le password di accesso a Instagram: "Che dobbiamo fare? Che avete deciso di fare? – le minacce ai genitori di lei per farsi consegnare mille euro – Tua figlia mi ha recato danni, ha sbagliato con me. Ho immagini di tua figlia che fuma crack, è nuda ed è con i clienti. Datemi i soldi o non vi restituisco il cellulare".
Martedì sera, a valle di un’indagine durata meno di una settimana, i carabinieri hanno arrestato F. in un Comune dell’hinterland nord di Milano con le accuse di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile, diffusione illecita di contenuti sessualmente espliciti ("revenge porn"), tentata estorsione e atti persecutori. Il giorno dopo il raid sotto casa, al termine del quale i militari hanno identificato l’italo-marocchino e raccolto la denuncia dei familiari di Martina, F. ha pubblicato su Instagram alcuni scatti intimi della sedicenne, diffamandola con gli amici e facendo espliciti riferimenti a stupefacenti e sesso a pagamento.
La mattina successiva, la sedicenne ha confessato alla mamma che l’ex fidanzato l’aveva costretta ad avere rapporti sessuali con persone che rispondevano a un annuncio on line. In audizione protetta, la vittima – che ha detto di "essersi fidata" e di "aver commesso l’errore più grande della mia vita" – ha ricostruito a fatica il calvario quotidiano, fatto anche di violente aggressioni e di intimidazioni continue: dai tentativi di strangolamento ai pugni in faccia, fino alle minacce di "far saltare casa mia e di bruciarla". La notte tra il 18 e il 19, l’uomo ha pubblicato altre foto, scrivendo: "Spero che muori". Nel mirino del ventiseienne sono finiti anche i compagni di scuola dell’adolescente, insospettiti dai lividi sul volto: a una di loro, F. ha scritto "Vado in galera, ma deve morire. La legge la faccio da solo".