Lunedì 29 Aprile 2024

L'autogol dello Stato

Quando si parla di pentiti di mafia, o perché vuotano il sacco o perché vengono ammazzati, riaffiorano le polemiche e i dubbi sul sistema di protezione, con le sue incognite, i controversi benefit, l’utilità del provvedimento a fronte dei possibili vantaggi che ne ricava la Giustizia. Qualcosa, e questo è certo dopo l’agguato di Natale a Pesaro, non ha funzionato nel sistema di protezione. Nelle ore successive all’esecuzione dove con oltre 20 colpi di calibro 9 hanno tolto di mezzo Marcello Bruzzese, fratello di un boss pentito, è presto per dire cosa ci sia dietro questa storia.

Una vendetta che viene da lontano contro i Bruzzese «traditori» della cosca Crea? O una vendetta per altri affari in cui potrebbe essere coinvolta la stessa vittima, non certo uno stinco di santo, già scampato a un attentato nel 1995? Ci lasciarono la pelle padre e cognato, l’altro fu graziato pur con un paio di proiettili nello stomaco.

Il tipo di protezione accordato a Marcello Bruzzese prevedeva una casa, stipendio pagato dallo Stato, sostegno per la famiglia. Niente altro. Lui era libero di muoversi e avere perfino il nome sul campanello. Quindi identificabile anche dai boy scout, non solo dai sicari in trasferta. Delle due l’una: se Bruzzese era una pedina importante nella lotta alla ’ndrangheta era protetto in modo insufficiente e troppo libero di muoversi come e dove gli faceva comodo. Se contava poco o nulla, forse il sistema di protezione in questo caso è una mossa non vantaggiosa per lo Stato.

Dubbi e ombre, dunque, che si allungano sulla gestione dei collaboratori di Giustizia. Costa cento milioni l’anno, copre 1.277 pentiti, mentre al carcere duro ci sono 700 boss. La metà rispetto ai protetti. Ora la nuova legge sui testimoni speciali fissa criteri più definiti. Eppure bisogna capire meglio quando vale la pena di investire risorse su chi collabora. Chi passa con lo Stato, per convinzione o per convenienza, deve far arrestare i boss e non limitarsi solo ad attribuire il centesimo delitto a Riina o a esibire il nome di qualche inutile gregario.