Giovedì 9 Maggio 2024
RAFFAELE MARMO
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La strategia del premier. Il maratoneta in equilibrio su una fune

"Sopire, troncare, padre molto reverendo; troncare, sopire". Non fosse un laico devoto, come più volte si è mostrato, o, forse proprio perché lo è, calza bene per il Giuseppe Conte in versione fine 2019 il ritmo mazoniano di una frase che vale più di una prolissa descrizione. Il premier dei due opposti governi che oggi sostiene l’abolizione della prescrizione, è di fatto l’avvocato del rinvio, in attesa che il verdetto delle urne non arrivi e il tempo agisca per smussare gli angoli, sedare i contrasti, placare i bollenti spiriti. E, potremmo aggiungere, far ridurre da soli a più miti consigli gli avversari esterni esplicitamente invididuati come tali (Matteo Salvini) e quelli interni non citati ma non meno insidiosi (Luigi Di Maio e Matteo Renzi). 

Insomma, se il Conte I, a fine 2018, si sbilanciò nel profetare "un anno bellissimo" (e si è visto come è finita), il Conte II punta ora al passo del maratoneta. Nella realtà, però, più che un temporeggiatore che procede cauto, è un galleggiante che sta fermo. Nel senso che non si muove per restare in sella il più a lungo possibile. E così potrebbe far pensare all’Andreotti del meglio tirare a campare che tirare le cuoia o al doroteismo esasperato e sublime di certi democristiani di lungo corso, ma vorrebbe dire far torto alla storia, vitale, profonda e in parte obbligata, della Dc. E, dunque, in definitiva, al di là delle maggioranze e delle sue stesse ambizioni, il Conte II è quello che è stato il Conte I: un professionista dell’equilibrismo politico impegnato nella missione, oggi oggettivamente più facile che con Salvini vice, di "amministrare" il populismo. Ma non è detto che la soluzione del galleggiamento sia quella più giusta: lo scopriremo meglio il 26 gennaio con il voto emiliano-romagnolo.