Giovedì 25 Aprile 2024

Il rimpallo delle scelte con Roma. Alle regioni piace il federalismo senza coraggio

Alla vigilia delle elezioni politiche del 2001, Massimo D’Alema (che ne attribuisce la responsabilità a Rutelli e Veltroni) patrocinò la modifica del titolo V della Costituzione. La ragione? Sedurre la Lega, che lo stesso D’Alema aveva definito "costola della sinistra", e togliere voti al centrodestra.  Berlusconi stravinse ugualmente, ma intanto - con soli tre voti di maggioranza - alle regioni furono attribuiti poteri immensi che stanno portando alla disastrosa situazione di oggi. S’intenda: il Veneto ha fatto un uso eccellente dell’autonomia nella sanità e Zaia la vorrebbe estesa alla scuola e ad altro. 

Ma l’Italia è lunga e pasticciata e ha ragione Renzi a rivendicare la clausola di un referendum che perse perché volle che si votasse sul bambino e l’acqua sporca. L’acqua sporca era una pessima riforma del Senato. Il bambino un monocameralismo di fatto e una revisione del titolo V con una ‘clausola di supremazia’ del governo sulle regioni a tutela dell’interesse nazionale.

Si sta ripetendo quello che accadde in marzo quando fu ritardata la chiusura di Nembro e Alzano perché governo e regione Lombardia speravano che la decisione fosse assunta dall’altro, pronti a rinfacciargliela. In realtà, anche nella Costituzione vigente c’è un comma dell’articolo 120 che prevede i poteri sostitutivi dello Stato in campo di sicurezza pubblica e di tutela dei servizi essenziali delle prestazioni. Messo alle strette, il governo potrebbe invocarla. In Germania i 16 lander hanno una autonomia maggiore delle regioni italiane e statuto ordinario, ma nell’emergenza del Covid si è ascoltata una voce sola, quella della Markel. Conte ha il dovere di sentire le regioni, ma eserciti la sua leadership fino in fondo anche a costo di una impopolarità che comunque gli sta cadendo addosso (per la prima volta) perché nella confusione generale la colpa è sempre di chi comanda a Roma.

Due avvertenze. Prima: le tecnologie consentono di avere i dati in tempo reale. Se cinque regioni, come è accaduto, li forniscono in ritardo, prendano il cartellino arancione o rosso. Seconda: una chiusura nazionale non avrebbe senso come non ne ha la distinzione per regioni. Un solo esempio: il virus oggi a Bergamo colpisce molto meno che a Milano. Si decida per province o addirittura per comuni. La cornice l’ha costruita il governo. Il quadro può dipingerlo ogni settimana il ministro della Salute. Lo faccia con equilibrio e precisione, anche per evitare che il Piemonte lo accusi di aver voluto favorire la Campania.