Lunedì 29 Aprile 2024

"Anche gli abitanti degli abissi sono intossicati dai veleni umani"

Una ricerca angloamericana dimostra la presenza, nel mare più profondo, di metalli pesanti che determinano malattie

Squalo e pesci in mare (Foto Olycom)

Squalo e pesci in mare (Foto Olycom)

Roma, 26 marzo 2015 -  Le conseguenze dell'inquinamento causato dall'uomo arrivano fino in fondo al mare, così profondo da fare paura. C'è una nuova  ricerca condotta dalla Oregon State University (OSU) e dal CEFAS inglese a dimostrarlo. Gli scienziati hanno dimostrato che pesci che vivono nell'oceano a profondità tra i 600 e i 1.600 metri hanno patologie del fegato, tumori e altri problemi di salute che potrebbero essere legati all'inquinamento dell'uomo.

La ricerca è stata condotta nel Golfo di Biscaglia (tra Francia e Spagna). «Nell'oceano profondo si potrebbe pensare che il livello di contaminazione e il suo impatto biologico siano più bassi», ha detto Michael Kent, docente all'OSU e co-autore dello studio, «ma così potrebbe non essere. I cambiamenti patologici che vediamo sono chiaramente associati all'esposizione a tossine e sostanze cancerogene». Nei fondali, infatti, si accumulano infatti metalli pesanti come mercurio, cadmio, piombo e pesticidi.

Nello studio, pubblicato su Marine Environmental Research, i ricercatori hanno riscontrato lesioni degenerative e infiammatorie in diverse specie. Gli scienziati sottolineano come la longevità di alcuni pesci (che possono vivere fino a 100 anni) porti questi animali ad accumulare tossine: in alcuni casi i livelli di inquinanti sono stati fino a 17 volte superiori rispetto a quelli dei pesci che vivono nella cosiddetta piattaforma continentale (la zona più vicina alle coste e con fondali meno profondi). Nello studio gli scienziati hanno scoperto anche il primo caso di una specie di pesce ermafrodita che vive a grandi profondità; già ricerche precedenti avevano legato la diffusione di pesci ermafroditi all'inquinamento chimico.  Per contatti con la nostra redazione: [email protected]