Mercoledì 24 Aprile 2024

Primarie Usa, la bomba di Trump. "Pronto a incontrare Jong Un"

La mossa del miliardario spiazza Obama e la stessa Corea del Nord

Kim Jong Un al Congresso del Partito dei Lavoratori (Afp)

Kim Jong Un al Congresso del Partito dei Lavoratori (Afp)

Dall’inviato GIAMPAOLO PIOLI

Seul, 18 maggio 2016 - La sfida di Donald Trump che dichiara : “Sono pronto ad incontrare Kim Jong un …non avrei nessun problema a parlare con lui del nucleare…” arriva dritta sul 38° parallelo nella zona demilitarizzata del DMZ che divide le due Coree. C’è incredulità e stupore, ma anche molta agitazione. A Seul il governo considera la scelta irresponsabile ma a Pyongyang dove il giovane dittatore comunista si è fatto fare abiti di sartoria su misura per partecipare al grande Congresso del Partito, potrebbero sfruttare la proposta in modo tutto diverso perché da mesi con ogni tipo di provocazione, compresi i test balistici, la Corea del Nord cerca il contatto diretto con la Casa Bianca nella speranza di ricevere il riconoscimento di “potenza atomica” prima di sedersi al tavolo con tutti gli altri per discutere proprio della denuclearizzazione della penisola asiatica e barattare il nucleare con un trattato di pace e gli aiutidi cui ha biosgno.

La mossa del miliardario newyorkese spiazza anche Obama perché i cinesi da Pechino l’hanno salutata con entusiasmo mentre sono sempre meno coloro che credono alla famosa “pazienza strategica” messa in atto negli ultimi 7 anni dalla Casa Bianca. La “bomba mediatica” di Trump, specialista nei tiri di precisione, rivelata durante un’intervista alla Reuters, piomba nel mezzo delle sempre accanite primarie democratiche, dove lui, senza più rivali, continua ad accumulare delegati sul fronte repubblicano, mentre Sanders batte Hillary in Oregon, ma viene superato di stretta misura dalla Clinton in Kentucky creando una quasi perfetta parità nell’attribuzione dei partecipanti alla convention.

Primarie Usa, Oregon a Sanders. Hillary di misura in Kentucky

Per l’ex first lady anche la vittoria di misura nello stato del “derby” è tonificante perché diventa un altro passo piccolo ma certo verso la nomination. Il senatore del Vermont però continua sempre ad addentare il suo polpaccio e rimarrà in gara fino all’ultimo super martedì del 7 giugno dove oltre alla California si voterà anche in New Jersey, Nord e Sud Dakota, New Mexico e nel District of Columbia a Washington.

Solo dopo Hillary potrà dedicarsi a tempo pieno alla riunificazione del partito lacerato dal dualismo prolungato con Sanders e ad attaccare Donald Trump che nel frattempo oltre a spiazzare tutti con l’idea di incontrare Kim Jong un e forse anche Putin, sta mettendo a punto la sua macchina finanziaria con due super pak da 100 milioni di dollari ciascuno, scesi in campo col compito di rastrellare al più presto 1,5 miliardi di dollari da usare contro il clan dei Clinton.