Giovedì 16 Maggio 2024

Strage in sinagoga, l'ira di IsraeleDemolita la casa di un terrorista

Aldo Baquis TEL AVIV À LA GUERRE comme à la guerre. All'indomani della strage compiuta da due palestinesi in una sinagoga di Gerusalemme, il premier Benjamin Netanyahu ha reagito con il pugno di ferro, nella convinzione di poter ancora arginare i lupi solitari che nelle ultime settimane hanno sconvolto la vita della città. Al termine di una ennesima consultazione con i responsabili alla sicurezza, Netanyahu ha fatto sapere che, superate difficoltà giudiziarie, le case dei terroristi palestinesi (passati e futuri) saranno da adesso rase al suolo. La prima è stata demolita ieri. Altre subiranno la stessa sorte. Inoltre per ora non saranno restituite alle famiglie le salme dei due attentatori palestinesi che hanno seminato la morte (con pistole, asce e coltelli da macellai) fra religiosi ebrei immersi in preghiera. Il rione palestinese dove abitavano, Jabel Mukaber (Gerusalemme est) viene pure punito. Un progetto edilizio che prevedeva la costruzione di 2500 alloggi è stato ieri annullato con un tratto di matita. Centinaia di case costruite senza permessi, che stavano per essere finalmente riconosciute dal municipio, tornano ora allo status passato di precarietà. In compenso in due rioni ebraici saranno costruite decine di nuovi appartamenti. ANCHE SE per ora è accantonata la proposta di far intervenire l'esercito in città, a Gerusalemme est la presenza della polizia resta massiccia. Nuovi posti di blocco sono stati istituiti agli ingressi dei sobborghi arabi più riottosi. La vita, per gli oltre 200mila palestinesi della città, è adesso molto più complessa. Molti hanno affermato ieri di non sentirsi più sicuri nella parte ebraica della città. Tutto ciò non è però di alcuna consolazione per gli abitanti del sobborgo ortodosso di Har Nof, dove vivevano i quattro rabbini uccisi (assieme a un agente druso della polizia, immolatosi per mettere fine all'attentato). Nella loro strada, la via Agassi, ci sono adesso quattro nuove vedove e 24 orfani. Nelle sinagoghe del rione si sono recitate preghiere cariche di mestizia. L'ATTENTATO terroristico è stato visto come un ammonimento divino che obbliga i fedeli a un esame di coscienza. Religiosi influenti come il venerando rabbino Steineman hanno esortato i loro discepoli a rafforzarsi nella propria fede, a fare opere di carità. I due stragisti palestinesi non lo sapevano: ma in Israele proprio gli ebrei ortodossi hanno spesso posizioni pacifiste, moderate; a differenza dei nazional­religiosi, che fanno parte del governo Netanyahu e che negli ultimi mesi hanno premuto per essere autorizzati a pregare nel Monte del Tempio: ossia nella Spianata delle Moschee, un luogo sacro sia all'Islam sia all'ebraismo. Non sentendosi sufficientemente «puri» di fronte a Dio, gli ortodossi vietano l'ingresso nella Spianata. Ieri dunque si sono avventati contro i nazionalisti israeliani che «provocano un miliardo e mezzo di musulmani», tentando di alterare lo status quo della Spianata. «Vanno contro i rabbini e il buon senso», si è indignato un parlamentare ortodosso.