Giovedì 16 Maggio 2024
LUCA PASQUARETTA
Sport

Scudetto Juve, le differenze con Grande Torino e Inter

Sono 5 consecutivi, come i bianconeri del 1930-35. E come altre due grandi squadre, ma con dei distinguo

Gianluigi Buffon (Ansa)

Gianluigi Buffon (Ansa)

Torino, 25 aprile 2016 - Uno diverso dall’altro, inaspettato, bello ed intenso forse come il primo di Conte. Sarà un lunedì di festa in casa bianconera, non un lunedì qualunque, il 25 aprile, il giorno dell’anniversario della Liberazione dell’Italia. Liberarsi di questa Juve per gli avversari sarà esercizio non semplice. L’aritmetica dice che sono 5 di fila. Sul campo: 3 griffati Conte, 2 Allegri. Tutti sotto la gestione Agnelli, Marotta, Paratici e Nedved. Per il presidente bianconero sono 34, per la Figc 32. Ma quella è una vecchia storia (Calciopoli) ancora da chiudere (in piedi la richiesta di risarcimento di 443 milioni contro la federazione). La Juve ha scritto un’altra pagina indelebile del calcio italiano, eguagliando la Juve del quinquennio 1930-1935 – dal terzo al settimo scudetto – già di proprietà della famiglia Agnelli.

Anche il Grande Torino e l’Inter ne conquistarono 5, ma con dei distinguo. Un passo alla volta. Al timone di quella Juve c’era Carlo Carcano, allenatore-psicologo, uno dei precursori del «metodo»: ne firmò quattro in prima persona, prima di essere licenziato per insinuazioni sulla sua vita privata e un possibile scandalo omosessuale. Al suo posto, la coppia Gola e Bigatto, che centrò il quinto: protagonisti di quella Juve furono Combi, Rosetta, Calligaris, Monti, Orsi, Cesarini e Borel. Il dominio fu interrotto dal Bologna, con i bianconeri che rimasero a bocca asciutta fino al 1950. In quegli anni dominava il Grande Torino.

Dalla stagione 1942-43 a quella 1948-49 hanno vinto sempre i granata. I conti però non tornano, perché c’è stata la pausa per la Seconda Guerra Mondiale: nel 1943-44 infatti non si giocò un campionato riconosciuto dalla Lega, ma due tornei diversi, uno a Nord e uno a Sud. Il Torino Fiat (così si chiamava) arrivò in finale nell’Alta Italia, ma perse con i Vigili del Fuoco Spezia. Però a livello nazionale la continuità esiste. Il quinto scudetto, quello del 1949, fu l’ultimo solo perché la storia si interruppe tragicamente con l’incidente aereo di Superga (4 maggio), dove Valentino Mazzola e gli altri invincibili granata persero la vita.

Passarono oltre 50 anni prima che un’altra squadra dominò in Italia per un lustro. Toccò all’Inter. Il filotto nerazzurro cominciò nel 2005-06 e si chiuse nel 2009-10: tre titoli firmati Mancini, due Mourinho. Il primo a tavolino (Calciopoli): l’Inter chiuse la stagione al terzo posto, la retrocessione della Juve e la penalizzazione di 30 punti del Milan, disegnarono la classifica finale. Insomma, la Juve, due volte, il Grande Torino, e l’Inter. Questi ultimi però con l’asterisco. Sbirciando all’estero, impressionanti sono i numeri del Real Madrid, capace di vincere 5 Coppe dei Campioni consecutive. Si sono ripetuti anche nella Liga. Dal 1960-61 al 1964-65. Era la squadra di Puskas e Di Stefano, di Gento e del presidente Santiago Bernabeu. Hanno concesso il bis vent’anni più tardi, dal 1985 al 1990. Era il Real di Butragueño e Hugo Sanchez. Il Barcellona a livello di campionati di fila si è fermato a 4. In Inghilterra mai nessuno è andato oltre 3. L'Arsenal negli anni 30, il Liverpool negli anni 80, il Manchester United due volte fra 1998 e 2009. Anche il Bayern si è fermato sempre a tre (anni 70, 80 e a cavallo del nuovo millennio), quest'anno può arrivare a 4 (serie iniziata nel 2012). A 4 è fermo anche il Psg, meglio di tutti ha fatto il Lione, che ne ha collezionati 7 dal 2001 al 2008. In Portogallo c’è il Porto con 5 consecutivi, un traguardo che l’Ajax in Olanda non è mai riuscito a tagliare, a differenza della Scozia dove Celtic e Rangers hanno toccato la cifra record di 9, ma lì non fa tanto testo, non è la stessa cosa, come in Italia, dove la tattica, gli avversari e l’alternanza hanno sempre scandito il ritmo. Ogni regola ammette la sua eccezione, come questa Juve, che ha dimostrato sul campo di essere più forte di tutto e di tutti.