Londra, 28 marzo 2016 - Forse Nick Blackwell deve la vita al padre del suo avversario, il pugile Chris Eubanks Sr, e alla sua triste esperienza. Lui, più che l'arbitro e dello stesso angolo dell'avversario, aveva intuito cosa stava succedendo: "Non colpirlo più in volto, ma al corpo" è stato il saggio consiglio dell'ex pugile al figlio che stava massacrando Nick Blackwell, il boxer britannico tenuto in coma farmacologica da domenica sera.
Prima della decima ripresa, Eubanks Sr è salito sul ring invitando il figlio, a non infierire sull'avversario già in gravi difficoltà. "Se l'arbitro non ferma l'incontro, non so cosa dirti. Ma ti dico questo, se non lo interrompe e tu continui a combattere così, finisce che si fa male sul serio. Dunque forse è meglio che non lasci che sia l'arbitro a prendere questa decisione: non colpirlo più in volto, ma solo al corpo", queste le parole rivolte al figlio dall'ex professionista, memore di quanto accadutogli nel corso della sua carriera. Infatti, come ricorda oggi il Daily Mail, a seguito di un incontro contro lo stesso Eubank Sr, nel 1991 il pugile Michael Watson era rimasto per 40 giorni in coma, sopravvivendo ma restando gravemente disabile.