Lunedì 29 Aprile 2024

Milan, squadra e tifosi vogliono Mihajlovic

Brocchi sostenuto solo da Berlusconi che nel frattempo accelera la trattativa con Robin Li

Sinisa Mihajlovic e Cristian Brocchi (Ansa)

Sinisa Mihajlovic e Cristian Brocchi (Ansa)

Milano, 27 aprile 2016 - Il morbo infuria, i punti mancano. E il Sassuolo incombe alle terga, pronto a ghermire finanche l’Europa minore. Sicché l’esonero è nell’aria. Un altro? Ebbene sì. Nel vento elettronico dei social va sobbollendo rabbia dei tifosi, e sono le fiamme buie del disamore, che non si domano con un normale estintore. Qualcuno dirà che i contestatori accaniti non sono la maggioranza di coloro che amano il Milan da Cernusco Lombardone alle steppe di Mongolia, ma lo scontento, se non è generale, è almeno colonnello. Non sarà tuttavia Cristian Brocchi a mollare quella panca appena ieri ereditata da Mihajlovic, che l’aveva ereditata a sua volta da Inzaghi e questi da Seedorf così come il Cavaliere d’Orange l’aveva sfilata da sotto i glutei di Allegri. No, l’esonerando è il Primo Allenatore del Milan, quello che in trent’anni di generosissimo baliatico economico e di ineffabile conduzione tecnica ha vinto tutto quello che c’era da vincere: Silvio Berlusconi.

Mai negli ultimi sei lustri, anche negli interludi in minore tra cicli trionfali, il Grande Capo si era trovato di fronte a una richiesta drammatica da parte dei tifosi e cioé quella di vendere il Milan per il bene del Milan. Nella recidività del fatalismo veronese sembra essersi prodotta una frattura epocale tra la base e l’altezza rossonera. L’immortalità non è di questo mondo, tutto è destinato a logorarsi, nel decadimento naturale degli atomi, come cantava quel melanconico epicureo di Tito Lucrezio Caro, trequartista dell’Ercolanese. Così anche qualche autarchico convinto, in queste ore, fa il tifo per la cordata cinese di Robin Li che vorrebbe la maggioranza del club di via Aldo Rossi e intanto cerca di capire come stanno in salute i conti rossoneri. I dubbi dello storico patron («Se proprio devo vendere, voglio farlo in mani sicure, che possano garantire al Milan un futuro di successi») hanno la loro ragione d’essere, ma il tempo ha fretta. Domani, al consiglio d’amministrazione rossonero, coi piccoli azionisti in fermento, la vendita potrebbe essere messa all’ordine del giorno, quantomeno a livello d’informativa. Un nuovo inizio, purché lo sia davvero e non una vertigine di closing non chiusi, come è accaduto sin qui con la cordata di Bee Taechaubol.

Al Milan squadra – svaporata la reazione a catena di chi in queste ore ha chiesto il ritorno di Sinisa Mihajlovic con foga zampariniana – si tira su col naso. Tutti i nodi sono venuti al pettine, anche a quello di Adriano Galliani, che lunedì ha smontato quasi la speranza di una continuità rossonera per Balotelli, lasciando l’afro-bresciano in eterna sospensione. Ma molti altri giocatori in rosa hanno la faccia un po’ così, a parte Donnarumma che è giovane e alto abbastanza da mettere il naso oltre le nuvole del presente. La lotta con le unghie e i denti, in difesa del sesto posto, è il minimo che si possa chiedere anche a un gruppo di professionisti disorientati. Poi c’è sempre la finale di Coppa Italia: impresa di gran momento sarebbe battere la Juventus, ammesso che la Signora onnivora lo consenta. Poi la stagione andrà agli archivi. Senza più unti del signore, magari con un Diavolo mandorlato. E senza più Silvio? Oh, Rosabelle...