Lunedì 29 Aprile 2024

Scioperi, l’autunno è già rovente. Domani ospedali a rischio caos

Al via una raffica di proteste. Boom della cassa integrazione

Il corteo della Cgil a Roma il 25 ottobre scorso (Lapresse)

Il corteo della Cgil a Roma il 25 ottobre scorso (Lapresse)

Roma, 2 novembre 2014 - A metà novembre, sciopero della Fiom. Poi, a metà dicembre, sciopero generale contro legge di Stabilità e Jobs Act. Quello che oggi Renzi teme, un autunno ‘caldo’ di proteste sindacali, sarà inevitabile. Perché oltre alla Cgil e alla Fiom, si fermeranno anche pensionati e dipendenti pubblici. Mentre sale sempre più il ricorso alla cassa integrazione. I primi scenderanno in piazza l’8 novembre mentre i secondi sciopereranno il 14. Andando per ordine, domani si asterranno dal lavoro i lavoratori del comparto sanità che aderiscono al Nursind; martedì niente udienze dei giudici di pace. Mercoledì sarà la volta delle manifestazioni a Milano, Roma e Palermo dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil. Sindacati confederali uniti anche sabato 8 per la manifestazione a Roma dei lavoratori della pubblica amministrazione, della conoscenza e della sicurezza che sarà conclusa dal segretario generale Cgil, Susanna Camusso.

A metà mese la mobilitazione dei metalmeccanici della Fiom: sciopero generale e manifestazioni il 14 novembre a Milano e il 21 novembre a Napoli. Il 14 hanno indetto lo sciopero generale nel pubblico e nel privato Cobas, Cub, Slai, Usi-Ait (più Sisa per il comparto scuola). Sempre quel giorno disagi potranno verificarsi nel trasporto aereo, per la fermata indetta da Cub e Flaica, a cui si aggiunge quello proclamato da Avia per EasyJet (per il personale navigante di cabina), quello di Uiltrasporti e Anpav per Alitalia (ma solo per quattro ore, dalle 12 alle 16) e lo stop ai straordinari per Techno Sky indetto deciso dalla Fiom. Un quadro di vera guerriglia, a cui si aggiunge anche un altro dato, che rende le piazze particolarmente tese.

Da gennaio a settembre risultano coinvolti dalla cassa integrazione oltre un milione di addetti, di cui 525mila a zero ore, con un’assenza completa di attività produttiva. La crescita del ricorso alla Cig fa precipitare il reddito: nei primi nove mesi dell’anno, i lavoratori hanno perso complessivamente oltre 3 miliardi e cento milioni di euro, 5.900 euro nette in meno in busta paga ciascuno. Dati allarmanti che emergono da uno studio della Cgil su rilievi Inps.

Crescono le aziende che fanno ricorso alla cassa in deroga, oggi sono 6.151, con un aumento del 27,46% sullo stesso periodo del 2013, e riguardano 11.443 unità aziendali territoriali (+35,08%). Nelle regioni del nord si registra l’uso più intenso degli ammortizzatori: prima la Lombardia con 203.379.155 ore che corrispondono a 260.743 lavoratori, seguono il Piemonte (con 100.072.976 ore di Cig autorizzate per 128.299 dipendenti) e il Veneto con 69.238.654 ore per 88.768 persone. Tra le regioni del centro primeggia il Lazio, mentre per il Mezzogiorno è la Campania la regione dove si rileva il maggiore ricorso alla Cig, con 50.809.812 di ore per 65.141 lavoratori.