Domenica 5 Maggio 2024

Scattone, l'omicidio di Marta Russo: le tappe

La giovane studentessa fu uccisa 18 anni fa da un colpo di pistola nel vialetto della Sapienza

Marta Russo (Ansa)

Marta Russo (Ansa)

Roma, 8 settembre 2015 - Era il 9 maggio del 1997, alle ore 11,35 un proiettile raggiunge e ferisce a morte la giovane studentessa Marta Russo, che stava passeggiando per i vialetti della Sapienza. Una mano armata ha premuto il grilletto dall'aula 6 degli uffici di Filosofia del diritto, al secondo piano della facoltà di Giurisprudenza. La giovane morì dopo 5 giorni di agonia. Aveva 22 anni, e dopo 18 anni ci si chiede ancora quale movente si celasse dietro il folle gesto. Si ipotizzò una bravata, il 'delitto perfetto', che era anche materia di studio dei due ricercatori, ma non ci furono mai conferme in tal senso.

L'Italia, sempre avida di cronaca nera, si appassionò, segui la vicenda e il suo lungo iter processuale. Polemiche, innocentisti e colpevolisti, le prime pagine dei giornali si riempirono di ipotesi e accuse. Chi sparò fu il ricercatore Giovanni Scattone, accertò l'inchiesta,  che si trovava con l'amico e collega Salvatore Ferraro. I due si sono sempre dichiarati innocenti. Scattone fu condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione con l'accusa di omicidio colposo, mentre Ferraro 4 anni e due mesi per favoreggiamento. Sul banco degli imputati c'era anche l'usciere della facoltà, Francesco Liparota, che fu condannato e poi assolto nel 2003, sempre per favoreggiamento.

L'accusa ruotò attorno alle testimonianze di Maria Chiara Lipari, assistente alla Sapienza, e Gabriella Alletto. Fu quest'ultima, dopo aver negato, ad accusare Scattone, Ferarro e Liparota. Al primo processo, 1997, la sentenza inchiodò Scattone condannandolo a 7 anni per omicidio colposo, Ferraro 4, e assolto Liparota. Nel febbraio del 2001, dopo altre perizie, in secondo grado furono confermate le condanne per i due ricercatori, in più al Liparota diedero 4 anni.

Ma il 15 ottobre 2001 la Cassazione annullò la sentenza con rinvio, e il secondo processo di Appello portò alla condanna di Scattone per omicidio colposo con 4 anni e sei mesi da scontare. A Ferraro quattro anni e Liparota due, entrambi per favoreggiamento.

E' la Corte Suprema a chiudere la vicenda giudiziaria nel 2003, ma le polemiche continuarono. Nel 2011 a Scattone, che aveva già scontato la pena, fu assegnata una cattedra nel liceo scientifico della capitale Cavour, il paradosso fu che era il liceo dove aveva studiato la sua vittima Marta Russo. Le feroci polemiche spinsero l'ex ricercatore ad abbandonare il posto, sebbene precario.

 

Sempre nel 2001 si è conclusa anche la parte civilistica e risarcitoria: il tribunale di Roma ha condannato Scattone e Ferraro ha pagare alla famiglia di Marta un milione di euro. Nessuna conseguenza invece per La Sapienza, ritenuta non responsabile dei fatti, anzi fu l'ex ricercatore a dover versare 28 mila euro per danni di immagine. L'unica cosa che rimpiangono Donato e Aurelia Russo è quello che non ha mai detto Scattone: "Sono un assassino".