Venerdì 17 Maggio 2024
SANDRO ROGARI
Politica

Minoranze balcanizzate

A questo punto gli scenari sono due. Prima ipotesi: il voto di domani (ma potrebbe slittare) alla Camera sulla riforma della Costituzione è una prova d’orchestra a futura memoria. Seconda ipotesi: le opposizioni sfidano Renzi al redde rationem. Escluderei questa seconda possibilità soprattutto perché le dichiarazioni di guerra che vengono da Berlusconi e dalle opposizioni interne del Pd riguardano un voto alla Camera nella quale il governo ha maggioranza autosufficiente. Prendiamo dunque in considerazione la prima possibilità. Il no di Berlusconi è di facile spiegazione. Intanto ha Forza Italia ridotta a pezzi, balcanizzata come si diceva quando le grandi potenze si spartivano i Balcani. Qui di grandi potenze non se ne vede ombra. Piuttosto è un pullulare di galletti che si strappano le spoglie del gigante che fu, mentre il capo declina. Il capo dà quindi il colpo di coda e per ricomporre il quadro comincia col dire no a Renzi. Questo serve a maggior ragione nella prospettiva della prossima tornata elettorale. Il sistema di alleanze nelle regioni che Berlusconi insegue con l’interlocutore più difficile, la Lega di Salvini, richiede anzitutto di chiudere le porte a Renzi.

Ma l'ex Cavaliere sa anche che alla Camera la maggioranza può fare a meno del suo soccorso. Resta aperta la variabile Verdini e della sua pattuglia. Ma sempre a volere azzardare previsioni direi che Verdini si comporterà da "uomo d’ordine" (di Berlusconi). Con quello che ne consegue nel voto, almeno per ora. Poi c’è l’altra opposizione, quella di Bersani e seguito. Anche qui una buona dose di balcanizzazione non manca. Fassina e Civati vanno per conto loro. Hanno detto che voteranno no e c’è da credere loro. Cuperlo invece è riuscito a suscitare una incontenibile ilarità collettiva quando ha dichiarato che il Pd non può votare da solo la riforma costituzionale. Ma non diceva che non la si poteva votare in accoppiata con Berlusconi? Ora dovrebbe esultare e invece pone con Bersani degli aut aut. Se non si cambia la riforma del Senato si deve cambiare l’Italicum. 

Eccoci tornare al punto d’esordio, la prova d’orchestra, per ora. Come dire, ti passiamo il Senato, ma ci garantisci sulla legge elettorale. In soldoni, un ricatto. Ma perché tanto accanimento contro una legge che darebbe il premio alla lista, cioè al Pd di Renzi, ma anche di Bersani e di Cuperlo. E poi, perché questo accanimento postumo e tardivo dell’opposizione interna che l’ha votato? Intanto, per far sapere che ci sono anche loro, che diamine! Poi per la paura che Renzi piazzi i suoi in testa alla lista in tutti i collegi.

Naturalmente l’argomentazione è alata: col Senato di nominati (consiglieri regionali) e la Camera di designati (dalle segreterie dei partiti) è messa in forse la democrazia. Parole grosse e soprattutto tardive. Per Renzi il tempo è scaduto, per Bersani e gli altri non scade mai. Immaginate con chi sta l’opinione pubblica. Intanto, per ora, sono schermaglie.