Giovedì 2 Maggio 2024

Riforme, intesa su Senato non elettivo. Renzi: "Politica con coraggio vince i tabù"

Il ddl in Aula lunedì mattina, la commissione Affari Costituzionali ha dato il via libera. Ma M5S, Sel e frondisti promettono battaglia in Aula

Boschi, Calderoli e Finocchiaro in Commissione Affari Costituzionali (Lapresse)

Boschi, Calderoli e Finocchiaro in Commissione Affari Costituzionali (Lapresse)

Roma, 10 luglio 2014 - Primo passo verso le riforme. La commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato il ddl Boschi con l'emendamento nella nuova riformulazione che prevede che i senatori vengano eletti dai Consigli regionali su base proporzionale. A favore si sono espressi maggioranza (Pd, Ncd, Pi, Scelta Civica), Forza Italia e Lega, mentre hanno votato contro Sel, M5s ed ex M5s, più Augusto Minzolini (Fi), che non era presente all'ultimo voto.

L'emendamento Finocchiaro sul Senato non elettivo con il criterio della proporzionalità non è stato firmato dal co-relatore Roberto Calderoli. Secondo quanto riferito dagli altri componenti della commissione, il senatore della Lega ha apprezza lo spirito della riformulazione ma ha detto che presenterà una sua proposta in Aula. Il ddl approderà in Aula di Palazzo Madama lunedì alle 11.

BOSCHI - "Sono molto soddisfatta. Abbiamo rispettato l'impegno ad approvare il testo in commissione oggi. Quello che esce dalla commissione è sicuramente un buon testo, ringrazio la commissione per il lavoro fatto", ha detto il ministro Maria Elena Boschi. Quanto a possibili modifiche, ha aggiunto: "Vedremo più avanti i punti da migliorare. Siamo aperti al confronto ma è un buon testo". Il testo "arriva in Aula dopo un percorso approfondito di oltre tre mesi in Commissione - ha spiegato poi ai microfoni del Tg1 -. Adesso mi auguro che l'impegno che abbiamo preso tutti, non soltanto il governo, nei confronti dei cittadini, di arrivare ad approvare al Senato queste riforme sia rispettato prima delle vacanze estive".

RENZI - "La politica non va più al ralenti", ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi in conferenza stampa al termine del Cdm. "E' una giornata straordinaria per il Paese", ha aggiunto il premier, spiegando che con le riforme istituzionali "stiamo facendo la rivoluzione del buon senso". "I senatori avrano un ruolo diverso, ci saranno meno persone che vivranno di politica, la politica sta dimostrando di cambiare se stessa - ha continuato - Non ho paura del voto dell'Aula perché se al Senato ci sarà qualcuno che vuole frenare comprensibilmente è perché magari non ricorda neanche il recente passato". "Stiamo dando un grande segnale di cambiamento al paese non solo semplificando le regole del gioco delle Regioni o la procedura di riorganizzazione del procedimento legislativo, ma stiamo dicendo che l'Italia può cambiare e che alcuni tabù possono esser vinti da una classe politica che ha coraggio", ha concluso Renzi. 

FINOCCHIARO - La presidente della Commissione e co-relatrice, Anna Finocchiaro (Pd), ha sottolineato che "è stato fatto un gran lavoro. M5S e Sel hanno espresso le proprie ragioni ma il testo esce dalla Commissione assistito davvero da una larga maggioranza". Quello uscito dalla Commissione, ha aggiunto, "è un testo che già 'sente' parecchio del passaggio parlamentare ed è un testo aderente alle obiezioni, critiche e osservazioni emerse dal dibattito parlamentare". 

CALDEROLI - Il nuovo testo sulla composizione del Senato, licenziato dalla commissione Affari Costituzionali,"è tornato a essere democratico", ha commentato Roberto Calderoli. Per quanto riguarda le modalità di elezione dei senatori da parte dei Consigli regionali, Calderoli ha detto di considerare positiva la "norma a regime"; "non sono d'accordo sulla norma transitoria di prima applicazione - ha aggiunto - ma questo lo vedremo in Aula".

ZANDA - "La Commissione Affari Costituzionali ha concluso i suoi lavori sul Ddl di riforma costituzionale. L'Aula avvierà l'esame del provvedimento lunedì e mercoledì inizierà a votarlo", ha detto invece il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, sottolineando come "dopo molti mesi di lavoro si conclude un percorso lungo, di serio approfondimento, sia dei gruppi parlamentari sia della Commissione". "E' un primo importantissimo traguardo per una riforma che il Paese attende da oltre vent'anni", ha concluso Zanda.

M5S - Di parere opposto il Movimento 5 Stelle. "In Commissione si è alzato il sipario sulla vergognosa contro-riforma del Senato targata Renzi. I senatori, secondo il testo che la maggioranza di governo ha votato, potranno essere comodamente nominati dalle segreterie di partito, pescando anche tra condannati in via definitiva. Anzi godranno pure dell'immunità parlamentare! Resta inoltre aperta la porta ad una indennita' (leggesi: "lauto compenso")", scrive in una nota Giovanni Endrizzi, capogruppo M5S in Commissione Affari Costituzionali del Senato. "Renzi diceva di voler risparmiare.... ma quale risparmi! Gli emendamenti presentati da più forze parlamentari che reintroducevano l'indennità ai senatori sono stati 'prudentemente' accantonati e saranno riportati in aula per tentare un blitz - aggiunge -. Il nostro emendamento per limitare le retribuzioni di tutti, senatori e deputati, è stato bocciato! Cosa chiedeva il M5S? Se c'è crisi - sottolinea il senatore 5 Stelle - deve essere per tutti: la retribuzione dei parlamentari deve dipendere dal reddito medio dei cittadini: non più di tre volte il reddito medio, ovvero, al momento attuale, poco sotto i 4.000 euro netti. Che resta comunque ben maggiore di quella che i parlamentari a 5 stelle si applicano spontaneamente. Ma la casta dei nominati ha detto no".

SEL - "Abbiamo votato contro per manifestare la nostra total contrarietà" a questa riforma costituzionale "anche nell'ultima versione presentata - ha detto Loredana De Petris di Sel -. Continueremo la battaglia da lunedì in Aula e utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione". 

MINZOLINI - Anche Augusto Minzolini ci tiene a sottolineare di non aver votato il nuovo testo del ddl. E a chi gli chiede se la fronda dei dissidenti di Forza Italia si sia ridotta, risponde: "E chi lo dice, siamo anche più di quelli che hanno firmato la lettera. Almeno due in più sicuri". I firmatari della lettera, in cui si chiedeva al capogruppo Romani di rinviare l'approdo del ddl Boschi dopo la riunione con Silvio Berlusconi, sono 22. Secondo le affermazioni di Minzolini, i contrari sarebbero quindi saliti a 24.