Lunedì 20 Maggio 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Politica

Tesseropoli, "Ti pago io l’adesione al Pd". Nuovo scandalo a Napoli

Boom di tessere in vari circoli, il partito interviene

Tesseramento Pd, foto generica

Tesseramento Pd, foto generica

Roma, 2 marzo 2017 - AVEVA promesso di usare il lanciafiamme Matteo Renzi, dopo le ultime amministrative, sul Pd napoletano. Non lo ha fatto e così, quando si parla di tessere gonfiate, cinesi in fila, liste contraffatte, il pensiero lì corre, sotto il Vesuvio. Il ‘pasticciaccio brutto’ scoppia per il boom di 300 neo iscrizioni al Pd tra Napoli e provincia, con corollario di video che testimoniano l’elargizione gratuita di tessere nel circolo di Miano («I dieci euro ve li danno all’interno»). Ma, fa sapere il partito, a Castellammare sono state trovate – e poi già bloccate – cento tessere pagate con la stessa carta di credito, così come a Quarto e Bagnoli è stata notata una crescita anomala, su cui sono scattate le verifiche. Morale: un disastro, immediatamente rilanciato su siti e tv.

IN EFFETTI, chiamarli «casi isolati» è una pietosa bugia. Primarie truccate nel 2011, soldi distribuiti fuori dai seggi per votare a quelle del 2016, quasi sempre code di ‘cinesi’. E ferite mai rimarginate come le accuse al veleno del migliorista Umberto Ranieri, sconfitto dall’ingraiano (sic) Andrea Cozzolino nel 2011: Cozzolino perse in tutti i seggi tranne uno, quello di Secondigliano, Ranieri uscì dal Pd. E, di recente, firme false e candidati «a loro insaputa» nelle liste a sostegno di Valeria Valente (ex Giovane turca) alle comunali del 2016, quelle in cui il Pd rovinò al 9% dei voti e consegnò la città al sindaco-‘scassatutto’ De Magistris. Risultato: un partito commissariato un’infinità di volte, tra cui dall’attuale ministro Orlando, neo-sfidante di Renzi, che ora dice «la rottamazione non ha funzionato, il congresso non andava fatto». Invece, Emiliano filosofeggia: «Il tesseramento non funziona più, va rivisto integralmente». Mentre Renzi suggerisce ai suoi di evitare con cura le polemiche, confidando nel lavoro della magistratura. Fatto sta che il Pd in Campania risulta un partito corrotto e raso a zero. Fuori di Napoli ‘governa’ De Luca, a Napoli la Valente è stata sfiduciata dai suoi come capogruppo al Comune.

IL SEGRETARIO provinciale, Vincenzo Carpentieri, che ha bloccato le adesioni nei circoli sospetti e che ora promette «rigore», è stato sfiduciato dai consiglieri comunali del piccolo Comune di cui è sindaco (Melito). Fuori da tutto (per finta) c’è l’ex re di Napoli, Antonio Bassolino, diventato un anti-renziano viscerale (in odio a De Luca ma non solo): con una mano dice che «la situazione a Napoli è di grave emergenza politica e morale», ma con l’altra mano aiuta a organizzare gli scissionisti di Mdp (gli eurodeputati Paolucci, oggi con Mps, e Cozzolino sono uomini suoi).

INSOMMA, un disastro. Il Nazareno prova a correre ai ripari. Guerini e Orfini spediscono di mattina presto Lele Fiano (deputato milanese, stile da corazziere buono, ma è come mandare Luther King a predicare al Ku-Ku-Klan) a Napoli e garantiscono che «il Pd metropolitano era già intervenuto e ha fermato tutto prima che i fatti divenissero pubblici». I due assicurano che «se verranno riscontrate anomalie, il Pd prenderà le necessarie misure, espulsioni comprese» (Orfini) e che «la commissione congressuale è impegnata a seguire la verifica e pronta a intervenire» (Guerini). Peraltro a Guerini è andata di traverso la giornata, e dalla colazione. 

Il tesseramento del Pd si è chiuso il 28 febbraio e Guerini si era tenuto la notizia per festeggiare i dati, quelli nazionali, che, in effetti, sono buoni, anzi ottimi: 405.041 iscritti con una progressione, seppur graduale, che sa di rinascita (erano 378.669 nel 2014, 395.574 nel 2016, più 5% circa). Solo che, anche ieri, nel Pd, non c’era nulla da festeggiare.