Giovedì 9 Maggio 2024

Obama, ultimo discorso alla nazione. "Siamo il Paese più forte"

Obama rivendica i successi ottenuti durante la sua presidenza. E cita Papa Francesco: "No a odio e paure"

Il presidente Usa Barack Obama (Olycom)

Il presidente Usa Barack Obama (Olycom)

Roma, 13 gennaio 2016 - "Gli Stati Uniti sono ancora il Paese più forte al mondo. Punto e basta". Obama riaccende l'ottimismo nella nazione nel corso del suo ultimo discorso sullo stato dell'Unione. Obama si è presentato in grigio scuro, con una cravatta a righe nere e argento, mentre Michelle indossava un vestito giallo scuro, al suo fianco una sedia vuota per ricordare i morti delle ultime stragi in America e in Francia. Dopo essere passato tra i membri del Congresso ha iniziato il suo discorso, durato poco meno di un'ora. E' un discorso storico, che si apre descrivendo l'epoca in cui viviamo come un periodo "di grandi cambiamenti". Ma Obama non fa solo un bilancio della sua presidenza alla Casa Bianca;  guarda al futuro, ai prossimi cinque, dieci anni e più avanti ancora. Non celebra solo la sua azione di governo negli ultimi sette anni ma è consapevole che - nonostante i grandi obiettivi raggiunti - ci siano ancora molte battaglie da combattere: per una legge sul controllo delle armi, la riforma dell'immigrazione, per una economia più giusta per tutti e, ancora, la chiusura di Guantanamo. 

"Tutti coloro che parlano di declino economico dell'America vendono fiction", così come "sono chiacchiere le retoriche sui nostri nemici che diventano più forti mentre gli Usa si indeboliscono", ha commentato Obama rivendicando i successi della sua presidenza a partire dalla creazione di 14 milioni di posti di lavoro, gettando acqua sul fuoco delle paure calvacate dai candidati repubblicani alla Casa Bianca, con Donald Trump in prima linea. "Con l'aumentare delle frustrazioni, si leveranno voci che esorteranno a tornare alle tribù, ad usare come capri espiatori cittadini dall'aspetto diverso dal nostro, o che non pregano come noi, o che non votano come noi o che non hanno lo stesso nostro background", ha osservato il presidente. "Ma non possiamo permetterci di andare su questa strada - ha avvertito - non ci farà avere il tipo di economia che vogliamo, la sicurezza che desideriamo e soprattutto contraddice ciò che ci rende l'invidia del mondo". 

TERRORISMO - Ma nelle parole del Presidente americano si percepisce anche la paura per il terrorismo, una delle minacce più grandi per gli Stati Uniti. "Dire che è in corso la terza guerra mondiale fa solo il gioco dell'Isis. La terza guerra mondiale è solo nelle loro menti, sono persone che stanno avvelenando i nostri cittadini". "L'Isis non pone una minaccia all'esistenza della nazione", ha detto Obama, sottolineando che chi lo sostiene finisce per aiutare i terroristi.  Obama ha poi cercato di replicare a chi lo accusa di avere fatto poco contro l'Isis. "Andatelo a chiedere a Bin Laden, ai leader di al Qaeda in Yemen o agli attentatori di Bengasi", ha detto ricordando che chiunque andrò contro i cittadini americani sarà preso e portato davanti alla giustizia. Infine il presidente ha voluto ribadire come la guerra è contro "i terroristi e i fanatici" e non contro l'Islam, "una delle più grandi religioni al mondo".

CITA PAPA FRANCESCO - Poi nel suo discorso cita anche Papa Francesco: "Imitare l'odio e la violenza dei tiranni e degli assassini è il modo migliore per prendere il loro posto". Così - ha aggiunto Obama - "quando i politici insultano i musulmani questo non ci rende più sicuri. È solamente sbagliato. Ci sminuisce agli occhi del mondo e rende più difficile raggiungere i nostri obiettivi. E tradisce quello che siamo come Paese.