Lunedì 6 Maggio 2024

Napolitano prepara l'addio al Quirinale. Marini: "Stavolta il Pd eviti il disastro del 2013"

Oggi Napolitano ha ricevuto Renzi e Boschi, domani saluterà i corazzieri, poi la lettera di dimissioni e il ritorno alla sua casa privata

Il palazzo del Quirinale (Ansa)

Il palazzo del Quirinale (Ansa)

Roma, 12 gennaio 2015 - Ultimi preparativi per Giorgio Napolitano, in vista delle sue dimissioni. Il Capo dello Stato ha annunciato a dicembre che il suo impegno sarebbe durato tutto il tempo di guida italiana del semestre europeo, guida che scade domani, quando il premier Matteo Renzi trarrà le somme di questi sei mesi durante un discorso al Parlamento europeo a Strasburgo. 

RENZI E BOSCHI AL COLLE - Oggi il Presidente della Repubblica ha ricevuto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi. Un ultimo giro di ricognizione sullo stato dell'arte per quanto riguarda le riforme, la situazione economica e la situazione della sicurezza.  La visita del premier e del ministro ha occupato la mattinata del Capo dello Stato, che poi alle 12 si è recato alla Casa del Cinema alla camera ardente del regista Francesco Rosi, per un ultimo saluto all'amico di una vita scomparso sabato scorso.

IL SALUTO AI CORAZZIERI - Domani il presidente Napolitano riunirà corazzieri e dipendenti del Quirinale, per un saluto e un ringraziamento ai suoi collaboratori di questi nove anni al Colle. Dal giorno dopo, salvo sorprese, si attendono le dimissioni.

DIMISSIONI - Le dimissioni devono essere scritte e firmate dal presidente della Repubblica e poi la lettera viene portata dal segretario generale della Presidenza ai presidenti delle Camere e al presidente del Consiglio. Appena firmata la lettera, Giorgio Napolitano lascerà il Quirinale per tornare nella sua abitazione privata. 

L'INTERIM A GRASSO - Da quel momento le sue veci saranno assunte dalla seconda carica dello Stato, il presidente del Senato. Pietro Grasso, dunque, si trasferirà a palazzo Giustiniani, sede della supplenza presidenziale. Grasso eserciterà il suo ruolo con il supporto degli uffici del Quirinale, mentre la sua funzione di presidenza del Senato sarà assolta dalla vicepresidente Valeria Fedeli. 

LA CONVOCAZIONE - Nel frattempo la presidente della Camera avrà proceduto alla convocazione della platea che eleggerà il nuovo Capo dello Stato. Platea che è composta di 630 deputati, 315 senatori più i senatori a vita, i delegati delle Regioni (tre per ogni Regione tranne la Val d'Aosta che ne indica uno solo). Per fare in modo che le Regioni eleggano i loro delegati, l'elezione del successore del Presidente non può essere convocata prima di 15 giorni dalla data delle dimissioni. 

L'ELEZIONE - L'elezione del Presidente della Repubblica, prescrive la Costituzione, ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta

I REQUISITI - Mentre è noto che le trattative per individuare il Presidente sono state storicamente tra i momenti più affannosi della vita politica, pochi sono i requisiti costituzionali necessari per essere eletto al Quirinale: "può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d'età e goda dei diritti civili e politici. L'ufficio di Presidente della Repubblica è incompatibile con qualsiasi altra carica" recita l'articolo 84 della Carta.

LO SFOGO DI MARINI: QUESTIONE CHIUSA - "Vedo che su alcuni giornali è ricomparso il mio nome tra i possibili candidati alla Presidenza della Repubblica - dice Franco Marini, ex presidente del Senato - Ma per me la questione si è chiusa con fallimento del tentativo del 2013". Marini punta il dito sull'allora atteggiamento del Pd e sottolineando che una replica di quell'esito finale "metterebbe in ginocchio" il partito "nuocendo gravemente all'Italia".

Quanto al futuro, Marini aggiunge: "Sulle urgenze di oggi mi ritrovo nella linea di Renzi, cioè del 'dialogo con tutte le forze rappresentative disponibili puntando al consenso più ampio possibile'. Mi permetto, parlando dall'alto, e non dal basso come qualche sciocco tra noi ritiene, degli 80 anni suonati, di raccomandare a Renzi ogni sforzo per trovare una posizione unitaria nel Pd ed è ovvio che l'impegno maggiore tocchi a lui in quanto leader del partito. Un esito finale che somigliasse anche vagamente al disastro del 2013 metterebbe in ginocchio il Pd nuocendo gravemente all'Italia ed all'azione in corso per condurla fuori dalle sue forti difficoltà", conclude Marini.