Martedì 30 Aprile 2024

Landini faccia a faccia con RenziMa la Fiom non molla: sciopero

STEMPERARE i toni. L'imperativo è diventato questo, dopo gli scontri e gli operai feriti dell'altro giorno a Roma. E a questo doveva servire, ieri, l'incontro tra il leader Fiom, Maurizio Landini e Matteo Renzi a Palazzo Chigi, così come le parole del Capo dello Stato che ha ribadito la necessità di un'assunzione di responsabilità, da parte di tutti, «per contribuire a una maggiore coesione nazionale». MA DIETRO le apparenze e le strette di mano di rito, le distanze restano e i rancori covano. Lo scontro tra governo e sindacati è solo all'inizio, lo sciopero generale, proclamato dalla Cgil, sarà a dicembre, ma intanto la Fiom, in risposta al «cambio di passo» del governo, porterà di nuovo gli operai allo sciopero e in piazza a metà novembre. Un primo assaggio di sciopero generale, una risposta politica pesante che Renzi teme, anche se mostra un atteggiamento diverso. Il sospetto del premier, in queste ore, è che qualcuno nella Cgil e nell'opposizione interna al Pd possa approfittare della crisi con le parti sociali per dare una spallata al governo. E per cercare di allontanare questa eventualità, vuole mediare su alcuni punti. Con un paio di possibili concessioni ai sindacati. Da un lato la precisazione, nella legge delega Jobs Act, delle fattispecie di licenziamento disciplinare. E, nella legge di Stabilità, di aumentare la dotazione per i nuovi ammortizzatori sociali. Susanna Camusso, d'altra parte, non ha alcuna intenzione di cedere. È PARTITA subito con un affondo: «Il presidente del Consiglio dovrebbe provare ad abbassare i manganelli dell'ordine pubblico e dovrebbe sentire direttamente il governo tedesco e muoversi sulla multinazionale», ovviamente la Thyssenkrupp di Terni. Renzi ha risposto in modo pacato: «Non vogliamo fare a meno del sindacato nelle trattative l'imperativo morale è portare a casa la vertenza Ast, ma parliamoci chiaro: non consentirò di strumentalizzare Terni. Le discussioni politiche le lasciamo fuori da qui», ha detto a Landini, durante l'incontro «pacificatore» a Palazzo Chigi. Il leader Fiom, però, non ha mollato l'osso, anzi. «Quella di ieri (gli scontri, ndr) è una pagina negativa che non si deve più ripetere», ha insistito, specificando, però, che la Fiom non chiede le dimissioni di Alfano: «Sono rispettoso del lavoro del Parlamento, ma deve essere accertato tutto ciò che è avvenuto e poi che governo e polizia prendano delle decisioni che impediscano che possa risuccedere in qualsiasi situazione quello che è successo ieri». «Nessuno ha poi concluso ha detto di andare alla stazione Termini e nessuno ci ha mai provato. Siamo stati aggrediti». Resta poi, un mistero. Landini ha negato di aver ricevuto una telefonata di Renzi a caldo, dopo gli scontri. «Ho parlato con Delrio, non con Renzi», ha precisato il leader Fiom. Da Palazzo Chigi, invece, confermano la chiamata, precisandone l'ora e anche uno scambio di sms.