Venerdì 17 Maggio 2024
Bruno Vespa
Politica

La strategia del Cavaliere

NELLA penombra del suo studio di palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi non appare affatto preoccupato per l’abbandono di Denis Verdini. I tendaggi preziosi oscurano finestre a loro volta oscurate dalle persiane: precauzioni utili ai vecchi proprietari del nobile palazzo per difendersi dall’afa romana. Inutili al Cavaliere, il cui appartamento è dotato di un condizionamento silenzioso e perfetto. Verdini, dunque. Ne parla come di un vecchio amico protagonista di un dissenso senza traumi: lui vuole sostenere Renzi, io credo che sia un errore. Ognuno per la sua strada e amici come prima. Berlusconi sa che per Renzi Verdini è un alleato che scotta. Che differenza c’è tra lui e i ‘responsabili’ che nel dicembre 2010 aiutarono il Cavaliere a sopravvivere alla scissione di Fini? I ‘responsabili’ che vanno in soccorso di un governo in difficoltà sono (dovrebbero essere) uguali sotto tutte le bandiere. Quanti insulti si prese allora Berlusconi? Renzi ha buona memoria e sa che i D’Alema e i Bersani non aspettano altro. Guai perciò se la riforma del Senato fosse approvata con il voto determinante dei nuovi ‘responsabili’. La guardia pretoriana serve alla salvaguardia del principe,non a vincere una battaglia.

PERCIÒ Renzi farà di tutto per trovare i suoi ‘responsabili’ all’interno di quel Pd dove gli ‘irresponsabili’ che votano regolarmente contro il governo o lasciano l’aula al momento giusto sono troppi per stare dentro e fuori troppo a lungo. Il giorno in cui Renzi facesse un vero Partito della Nazione lasciando l’ancoraggio a sinistra, i D’Alema e i Bersani se ne andrebbero. Ma allora sarebbe la sigla Pd ad essersene già andata. BERLUSCONI sa benissimo tutto questo. Perciò Verdini non lo preoccupa più di tanto. I suoi pensieri vanno oltre. Perfino oltre Forza Italia. Il suo pensiero va a quel 54 per cento di italiani che secondo gli ultimi sondaggi oggi non voterebbero. 23 milioni di elettori. Gente che non protesta. Chi protesta va con Salvini o con Grillo. Berlusconi vuole recuperare chi sta zitto, chi è troppo schifato per parlare e per votare, chi pensa al giorno delle elezioni come a una giornata persa. A un anno dal compimento degli ottanta, l’uomo diventato ricco facendo vendere con la pubblicità i prodotti più cari agli italiani conosce ancora perfettamente gli umori del suo popolo. Come li conosceva nel ’94, quando fece in tre mesi un partito dal niente, lo imbottì di non politici e diventò all’istante presidente del Consiglio. CERTO, i tempi sono molto cambiati. L’unica costante sono rimasti alcuni magistrati che da Milano a Napoli lo vorrebbero in prigione. Ma lui pensa a una eredità che non è il ‘delfino’ di Forza Italia. Anzi, che non è più nemmeno Forza Italia. È l’Altra Italia, una cosa nuova e diversa che sappia dire a quei 23 milioni di disgustati: provate per l’ultima volta ad avere fiducia. Occorre tempo, certo. Ma occorre anche dare un’occhiata a quel che fa Renzi: le unioni civili in pasto alla sinistra e una politica economica di destra. Come farà il Cavaliere a votare no all’abolizione della tassa sulla prima casa? Già, come farà? Magari voterà sì, perché il copyright è suo: 2006, ultima battuta nel confronto televisivo con Prodi; 2008, prima riunione del Consiglio dei ministri. Anche Berlusconi vuole fare il suo Partito della Nazione, come nel ’94 quando mise insieme missini e leghisti, democristiani e socialisti, socialdemocratici e repubblicani e liberali. Chi farà la prima svolta? Chi sarà più convincente?