Domenica 28 Aprile 2024

Murdoch jr e la rivoluzione digitale: "Il mezzo più potente? Il telefonino"

Il ceo di 21st Century Fox: «Il nome non basta per essere autorevoli»

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FIRENZE, 20 ottobre 2015 - DICE, BONTÀ SUA, di essere un «sentimentalista che ama ancora avere in mano qualcosa di carta da sfogliare», ma per il resto è un tornado che passa sopra ogni mezzo tradizionale di informazione, spazzandolo via. «Perché il futuro è già arrivato, si chiama digitale – scandisce dal palco – e il telefonino è il mezzo più potente per informare mai realizzato. In fondo, a pensarci bene, i 5 pollici di uno smartphone sono pure più larghi della colonna di un quotidiano...».

Si potrà dire di tutto di James Murdoch, ceo di 21st Century Fox e figlio di Rudolph, magnate dell’editoria, tranne che affronti senza impeto le sfide della transizione nel mondo dell’informazione. Così ieri a Firenze, invitato da Andrea Ceccherini ad aprire la stagione di “Quotidiano in classe» (il progetto che - sono parole di Ceccherini - «vuole difendere il giornalismo di qualità e conquistare gli studenti alla passione civile rendendoli più attori») per oltre un’ora al teatro Odeon Murdoch jr. non si è sottratto alle domande che sul tema gli hanno posto i due intervistatori sul palco (Luciano Fontana, direttore del Corsera, e Maria Concetta Mattei vice del Tg2) e, soprattutto, i 1000 studenti arrivati dalle scuole di tutta Italia. Un Murdoch senza filtri, convinto che nel «nuovo mondo digitale non basta essere un grande brand, dal Corriere della Sera al New York Times, per essere autorevoli. Oggi – ha detto – molti di questi media sono congelati nel passato. Ognuno sarà per forza costretto a riguadagnarsi la fiducia e molti non ce la faranno a superare la transizione». Non solo.

Nel nuovo mondo disegnato dal ceo della Fox, cambierà anche il modo di produrre informazione: «Oggi nel giornale o nei tg il direttore sceglie tutto, decide tutto. Nel digitale, invece, è il lettore che sceglie e dunque decide la priorità delle notizie».

MAGARI modificando anche «l’ossessione dei giornalisti per la politica interna». In questa ottica, anche i social avranno una funzione di rilievo «perché obbligano il giornalista ad essere preciso, pena smentite pubbliche».

Un editore di sfida e rivoluzione, Murdoch junior, contento comunque di aver investito in Italia («Entrare è stato difficile ma oggi è il nostro secondo mercato europeo) e pronto a lanciare nuove battaglie.

COMPRESA quella sui diritti del calcio. «Ma visto ciò che paghiamo come abbonati non potevate mantenere la Champions?» gli ha chiesto un ragazzo incassando un boato di applausi. E Murdoch: «Beh, Mediaset aveva il chiodo fisso di ottenerne i diritti, ma la prossima volta ci adopereremo per riportarli a casa Sky». Che l’innovazione va bene, ma poi gli affari si fanno anche ricorrendo alla vecchia e sana tradizione.

Sul mercato delle tv in Italia sta facendo irruzione, però, una nuova piattaforma, Netflix. E James Murdoch non sfugge al confronto con il nuovo rivale. «Netflix è una fantastica società - è la sua tesi - ma dovrà concorrere come tutti, dovranno essere competitivi e avere successo per un certo periodo. E poi bisogna vedere se sarà duraturo». La speranza è sulla peculiarità del mercato tricolore. «L’Italia è stata un mercato difficile - ha detto - ma per noi ora è il secondo mercato in Europa, e assisteremo a una grande crescita. Quando Sky è arrivata qui, il Paese dal punto di vista del mercato televisivo era in una situazione uguale a vent’anni prima. Noi abbiamo visto l’opportunità di creare una tv digitale del XXI secolo».