Lunedì 29 Aprile 2024

"Sono show in cui rischi la vita". Signorini: noi italiani meno estremi

L'intervista all'opinionista de 'L'isola dei famosi'

Alfonso Signorini e Alessia Marcuzzi (Olycom)

Alfonso Signorini e Alessia Marcuzzi (Olycom)

Alfonso Signorini, lei ha frequentato molti reality show. Ma sono davvero programmi pericolosi? «Quando c’è il confronto con la natura, in situazioni estreme, il rischio c’è sempre. Anche se – almeno per quanto ne sappiamo finora – l’incidente del reality francese sembra da addebitare a un tragica fatalità, non a una particolare situazione di pericolo. In ogni caso una certa dose di rischio c’è sempre, anche all’Isola dei Famosi, dove il digiuno prolungato può provocare degli scompensi fisici che non vanno sottovalutati. Per fortuna, nel nostro caso, la produzione è sempre pronta a fronteggiare qualsiasi emergenza, e soprattutto non ha mai assecondato quella deprecabile tendenza a proporre situazioni più dinamiche che sono sicuramente acchiappa-audience ma che possono comportare autentici pericoli».

Ricorda momenti di tensione drammatica nei reality italiani? «Tre anni fa c’è stato il tuffo di Luca Ward dall’elicottero, fu un bruttissimo episodio (ne era nata anche una controversia legale, ndr). Il velivolo era posizionato male e lui battè l’osso sacro, ma poteva finire peggio e rompersi l’osso del collo».

Allora quest’anno ha fatto bene la produzione a sospendere addirittura la prima puntata a causa del maltempo? «Ha fatto benissimo, nonostante la Spaak abbia esternato le sue perplessità forse eccessive. Già verso le 5 del pomeriggio le condizioni meteorologiche erano pessime e si era giustamente scartata l’ipotesi dei tuffi. Si era ripiegato sulla soluzione delle barche ma appena si sono messe in movimento ci si è resi conto del pericolo e tutto è stato sospeso. Io credo che abbiano fatto molto bene a rinunciare al fascino morboso di estremizzare il rischio, al contrario di quanto avviene nei programmi americani».

Dopo l’incidente del reality francese molti devono essersi chiesti: ma vale la pena perdere la vita per un programma televisivo? «Certo che no. Per fortuna la tv non ha ancora violato l’ultimo tabù rimasto: la morte. Purtroppo la sindrome del gatto spiaccicato sull’autostrada funziona sempre, ma cedere a questo tipo di tentazioni sarebbe davvero terribile».

Ci sono stati dei momenti, all’«Isola», in cui ha temuto per l’incolumità di qualche concorrente? «Beh, per esempio durante lo svenimento di Rachida sulla spiaggia, quando ha incontrato la figlia. Quando sei in studio non ti rendi conto delle situazioni effettive, e quando ho visto Rachida cadere anch’io ho sorriso. Solo in seguito ho capito che si era trattato di un autentico svenimento. Devi tener conto che uno svenimento in quelle condizioni di digiuno e di condizioni ambientali molto esasperate può avere conseguenze anche gravi che non vanno sottovalutate. Mi chiedo se poi fosse successo qualcosa di drammatico, chi si sarebbe preso la colpa? Tutti, nessuno? Per fortuna poi non è successo niente, il sistema della produzione è attentissimo a questo genere di cose».

Prima accennava al fatto che negli Stati Uniti e in Gran Bretagna i reality si spingono più in là. A cosa si riferiva? «Ricordo per esempio un reality olandese simile alla ‘Fattoria’. Era due anni fa. Avevano organizzato, come sfida, una arrampicata lungo una parete scoscesa e resa molto scivolosa, con pochi appigli. La cosa era stata organizzata proprio per provocare cadute e rotoloni che inducessero negli spettatori crasse risate. Beh, è finita con due fratture scomposte. Occorre quindi chiedersi fino a che punto bisogna spingersi per acchiappare share. E poi ci sono quei programmi che non sono veri reality, ma delle trasmissioni di natura dove c’è l’esploratore coraggioso che affronta sfide con coccodrilli o ragni velenosi. Anche lì il pericolo è eccessivo».

In Italia c’era stato l’esempio della ‘Talpa’ con prove estreme... «Ma lì si solleticava piuttosto il disgusto. Per fortuna da noi non si è mai arrivati a mettere a repentaglio la sicurezza dei concorrenti. Si è sempre molto attenti alle situazioni che magari non sembrano neanche estreme ma possono diventarlo. Prendiamo l’esempio, proprio all’Isola, della Buccino massacrata dai mosquitos. È stato necessario il tempestivo intervento con la somministrazione di un sulfamidico, ma anche l’uso di un sulfamidico può comportare delle controindicazioni in soggetti particolarmente sensibili. Occorre sempre che ci sia uno staff adeguato a fronteggiare ogni emergenza».