Lunedì 20 Maggio 2024
Paolo Giacomin
Cronaca

Il ruolo che ci spetta

LA NUOVA Europa è partita col piede sbagliato, bene fa il premier Renzi a chiedere rispetto: qualunque conclusione non cancella il balletto incomprensibile andato in scena attorno alla nomina di Federica Mogherini, ministro degli Esteri italiano a Lady Pesc. La carica corrisponde a quella di un ministro degli esteri europeo ed è incarnata finora dalla britannica Catherine Ashton. Il balletto ha origine nella contrarietà di una decina di paesi — la maggior parte dell’Europa dell’Est — che sono comunque minoranza rispetto a quelli favorevoli alla scelta italiana: Opposizione tanto legittima quanto incompatibile con una regola fondante delle democrazie europee: si decide a maggioranza. Il nuovo corso europeo, tra l’altro, si è detto caratterizzato proprio da un maggior legame tra istituzioni e risultato elettorale tanto che lo stesso presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, è stato individuato per la prima volta tra i capilisti alle europee sulla base di un accordo politico tra i gruppi parlamentari, ed è stato eletto con una maggioranza. Bene ha fatto, quindi, il gruppo socialista del Parlamento europeo a sostenere la candidatura di Federica Mogherini. 

E NON SOLO per una ragione formale: la diplomazia italiana — rappresentata dal ministro degli Esteri di Roma — è forte di una solida tradizione europeista e da sempre è interlocutore privilegiata con i Paesi dell’Africa che si affacciano sul Mediterraneo.  Un fronte caldo e delicatissimo come testimoniano lo scontro tra Israele e Palestina di queste giornate e le difficili mediazioni. Ma anche le difficili transizioni politiche in quei Paesi che hanno visto le primavere arabe sfociare in molti casi in situazioni di grande instabilità.

L’ALTRO fronte delicato è orientale. Alla Mogherini i Paesi dell’Est che appartengono all’Unione europea avrebbero rimproverato i rapporti con Putin e la Russia. Rapporti che, ovviamente, non sono personali ma del nostro Paese e che sono equiparabili, per esempio, a quelli tedeschi. Sono critiche legittime e persino comprensibili dal punto di vista di chi le muove. Meno, molto meno, dal punto di vista dell’Unione europea per una ragione semplice: chi l’ha detto che l’Europa debba essere contro la Russia? Soluzioni a spaccature profonde e a crisi come quella tra Kiev e Mosca, si trovano più facilmente imboccando la via dei rapporti, guidati da feluche alle quali non sia pregiudizialmente appiccicata qualche etichetta. 

QUELLA degli scontri e delle levate di scudi sono state troppo spesso le strade di quei conflitti dai quali è nato il progetto dell’Europa unita. Ovviamente esiste un’altra spiegazione più maliziosa per l’opposizione di alcuni Paesi dell’Est alla nomina italiana: alzare il prezzo in sede di formazione della nuova Commissione e portare a casa un commissario di peso. Magari in materie economiche, per esempio energia o agricoltura. Cosa che avrebbe oggettivamente poco a che fare con i rapporti con Mosca.