Venerdì 3 Maggio 2024

Salah, il mito dal Nilo all'Arno. È gia eroe dei due mondi

Impegnato in politica, accusato di antisemitismo e oppositore di Mubarak

Mohammed Salah (Lapresse)

Mohammed Salah (Lapresse)

FIrenze, 7 marzo 2015 - Anche le Piramidi viola, ora. Da Firenze al Cairo, dall'Arno al Nilo, è scoppiata la felice mania per Mohamed Salah. Detto «Momo», per gli amici. Come gli ex compagni nel Chelsea Drogba e Hazard, due fuoriclasse, che hanno commentato via Twitter con molti punti esclamativi («He's on fire», letteralmente «Lui è in fiamme», che poi è la declinazione in terza persona di «I'm on fire» di Springsteen) i suoi due gol alla Juventus. Il primo travolgente, il repertorio del meglio del calcio: controllo di tacco, tunnel, dribbling, grande velocità, sinistro tremendo all'incrocio.

«Mi ispiro a Baggio», ha detto Salah appena arrivato a Firenze. A molti, seguendo quella maglia viola imprendibile e la magia dell'azione, è sembrato in effetti di rivedere Baggio. Forse lo hanno pensato anche i tifosi della Juventus, e all'uscita dal campo dell'egiziano non hanno mancato di fischiarlo, in segno di imbarazzante antisportività. «Dopo quello che ha fatto a Torino, Salah è patrimonio culturale di Firenze», l'eccitazione da tifoso del sindaco Nardella.

In città c'è un bel museo egizio, secondo solo a quello di Torino, quando si dicono le coincidenze, ed era il Quattrocento quando la Firenze del Rinascimento intratteneva rapporti commerciali con l'Egitto. Un ponte che ora si è riconsolidato, anche in un momento difficile e complesso al Cairo, nel segno di questo giocatore di neanche 23 anni.

La Fiorentina sta per varare una pagina Facebook in lingua araba, i giornali del Cairo esaltano l'attaccante, già eroe calcistico in patria per i suoi 22 gol con la maglia della nazionale. E non solo: Salah ha scelto il numero 74, per onorare le vittime del massacro dello stadio di Port Said del 1 febbraio 2012, eccidio causato non da rivalità calcistica ma da odii post rivoluzionari, da parte dei sostenitori di Mubarak. Salah che dopo ogni gol prega, inginocchiandosi verso la Mecca, e che, nel Basilea, si è rifiutato di stringere la mano ai giocatori del Maccabi Tel Aviv

. E così, un paio di mesi fa, quando la Roma era a un passo dal prenderlo, la comunità ebraica della capitale ha alzato la voce («E' antisemita»). Lui non ne ha più parlato, cercando in qualche modo di ridimensionare il suo gesto («Esagerazioni dei giornali», non originale in questo) anche se all'andata aveva fatto in modo di entrare in campo solo dopo la presentazione delle squadre, lasciando le scarpette a bordo campo. Mourinho l'ha snobbato, pur di arrivare a Cuadrado, e ora a Londra sono perplessi. La Roma ha preferito spendere quindici milioni per Doumbia e due per il prestito di Ibarbo, e così la Fiorentina si è trovata fra le mani, con abilità, un colpo clamoroso.

La città se ne è innamorata, e lo coccola, all'insegna dello spirito fiorentino. Cartelli nei bar e nei ristoranti («Panino doppio al Salah e due pere») e un plebiscito via web: «InSalahta di gobbi», per fare un esempio, e via celebrando. L'eco arriva dal Cairo, dai commenti sui vari social: «Il faraone Mohamed Salah ha fatto invecchiare la Vecchia Signora», «Nei bar del Cairo il nome della Fiorentina è stato cambiato in Salah». Un boom, in meno di un mese. Gli manca solo il codino, al farone Salah.