Giovedì 16 Maggio 2024

Il Ct: «Non lascio l'ItaliaVia a stage e confronti»

UNA sorta di concertazione, anche se la parola di questi tempi non va tanto di moda. Riprende valore in un mondo come quello del calcio dove gli interessi privati, in genere, prevalgono sul bene comune e sul valore collettivo. E' successo a Milano, con il primo incontro che si ricordi, nella storia della nazionale, fra un ct e quasi tutti i suoi colleghi di serie A. Un confronto chiesto e ottenuto da Conte, plenipotenziario della nazionale, dopo il suo sfogo di Genova di un mese fa, quando si è lamentato della sua dura, anche se molto ben retribuita, solitudine da commissario tecnico, poco aiutato, disse, dai club. E così si sono presentati in buon numero nella sede della Lega gli allenatori d'Italia, con cinque eccezioni (Garcia, Mancini, che hanno mandato almeno i vice, Benitez, Zeman, Sarri, ma l'Empoli ha inviato un messaggio), per il faccia a faccia con il tecnico azzurro. Lo scopo? Il motivo? Guardarsi negli occhi, parlarsi con chiarezza, così è stato spiegato, trasmettersi informazioni sui giocatori, evitare il più possibili equivoci, malintesi, polemiche. Conte, non è un segreto, è rimasto scottato dalla discussione con la sua ex Juventus per la vicenda Chiellini, quando il giocatore infortunato in azzurro fu richiamato d'urgenza a Torino. E non è un caso, anche se le spiegazioni ufficiali vanno inevitabilmente in un'altra direzione, se Conte non è stato ancora ricevuto a Vinovo da Allegri, nonostante abiti a Torino e abbia già fatto visita alle sedi di molti club di A. L'incontro milanese, una sorta di assemblea degli allenatori di serie A con il ct, con saluti introduttivi di Tavecchio presidente Figc e di Beretta presidente Lega, è durato novanta minuti, il tempo di una partita. Non tutti i tecnici sono usciti dalla sala con l'espressione convinta, come dire che collaborazione e chiarezza nei rapporti fra ct e allenatori di club dovrebbero essere scontate a prescindere, ma Conte aveva bisogno di conferme dirette, in questo senso, di essere rassicurato. E lo scopo è stato raggiunto, almeno a parole. Sentiamo Tavecchio: «E' stato un discorso molto franco e costruttivo, si va verso un'istituzionalizzazione dei rapporti fra ct e allenatori prima delle convocazioni per conoscere lo stato psicofisico e ambientali del convocati», l'interpretazione del presidente federale. Per Tavecchio e per Conte, allargando il campo, è stata anche l'occasione per allontanare le voci, non casuali, su un calmoroso ripensamento del tecnico azzurro. «Dimissioni? La posizione di Conte è molto solida, chi è che dice queste cose qua?», si è inalberato il responsabile della federazione. Deciso, anche se nei toni più soft, il chiarimento da parte di Conte: «Le voci fanno parte di questo mondo, ma le escludo a priori, ho preso un impegno con la federazione, con il popolo italiano e con tutti i tifosi, mi sento molto reponsabilizzato», la sua assicurazione. Certi malumori sono stati stemperati dalla riunione di ieri. E' stato un patto azzurro, richiesto da un ct preoccupato, in ansia, nonostate i buoni risultati ottenuti nelle prime partite. «C'è stata grande disponibilità, ci siamo parlati con chiarezza, speriamo di poter ripetere incontri come questo», la soddisfazione di Conte. Il ct ha parlato degli stage, è stata individuata una data (9-11 febbraio) anche se a decidere dovranno essere i presidenti dei club. Conte ha fatto presente ai colleghi come dieci dei suoi 23 azzurri non siano titolari nei club, ma su questo punto molti, come ha spiegato Gasperini, hanno allargato le braccia. «A far crescere i giovani deve pensare la federazione, difficile chiedere di dare più spazio nei club a un giocatore perchè è italiano, il discorso è più ampio», ha tagliato corto il tecnico del Genoa. Se non altro, Conte ha chiesto di far allenare di più, anche dopo le partite, i giocatori del giro azzurro. «Ci siamo scambiati idee e opinioni in modo franco», il commento di Montella. «Tutto bene», la sintesi in corsa di Allegri. A proposito di Juve, Conte ha anche risposto ad Agnelli, che lo ha definito «bravo, ma permaloso». «Se è per questo, sono m olto permaloso». Con auguri finali per tutti.