Venerdì 17 Maggio 2024

Il conto degli sgravi

Giuliano Cazzola

DOPO l’Ocse anche l’Inps manda segnali incoraggianti sul terreno dell’occupazione. Nei primi nove mesi dell’anno emerge un saldo positivo tra le assunzioni e le cessazioni per circa 600mila unità (quasi il doppio rispetto al 2014). Se questo può essere considerato il dato di sintesi, altri aspetti meritano di essere segnalati, tra i quali la prevalenza delle assunzioni a tempo indeterminato rispetto alle trasformazioni di altri rapporti (il che non vuol dire che si tratti comunque di nuovi posti), il consolidamento della quota delle assunzioni con maggiore stabilità, la flessione del ricorso al part time. Si conferma, purtroppo, la «cannibalizzazione» dell’apprendistato che subisce la concorrenza della decontribuzione riconosciuta, fino a tutto il 2017, alle assunzioni a tempo indeterminato quest’anno.

COME già aveva affermato l’Ocse, il Jobs Act e gli sgravi per le assunzioni «stanno trainando la svolta del mercato del lavoro» in Italia, «hanno portato a un rilevante aumento dei nuovi contratti a tempo indeterminato e ampliato le reti di sicurezza sociale, rendendo la crescita più inclusiva». Sempreché, ovviamente, i conti tornino. Secondo una stima del Centro studi Adapt, a fronte di una copertura prevista di 1,886 miliardi per il 2015, il costo effettivo sarà di 5,69 miliardi (dei quali, pertanto, 3,80 miliardi non coperti). Lo scarto deriverebbe da 1,35 milioni di richieste (il dato è confermato dall’Inps) per un valore medio di 4.215 euro (mentre nella legge di stabilità ne erano state stimate 1,2 milioni). Peraltro, nell’ultimo scorcio di anno, potrebbero persino avere un’accelerazione le richieste di assunzioni (o di trasformazioni) a tempo indeterminato, in vista del ridimensionamento del bonus contributivo dal 2016. Nel disegno di legge di stabilità è ridotto ad un periodo massimo di 24 mesi il beneficio, a favore dei datori privati, per le nuove assunzioni con contratti a tempo indeterminato decorrenti dal 1° gennaio e stipulati entro il 31 dicembre 2016, per un esonero dal versamento del 40% dei contributi a loro carico (esclusi i premi dovuti all’Inail) nel limite massimo di un importo pari a 3.250 euro su base annua (contro gli attuali 8.060 euro). Il che dovrebbe determinare, secondo le previsioni per il prossimo anno, un minore utilizzo dell’istituto, in misura di un milione di richieste.

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