Venerdì 3 Maggio 2024

I big a Parigi: fermeremo i jihadisti

Giovanni Serafini PARIGI «LA MINACCIA è globale, la risposta dunque deve essere globale». È con queste parole che il presidente francese Hollande ha aperto ieri a Parigi la Conferenza internazionale sulla sicurezza dell’Iraq. Obiettivo: definire una strategia globale di lotta per fermare l’avanzata dello Stato islamico (Isis) e disarmare i «tagliagole». Giunto in un momento cruciale dopo la brutale esecuzione dell’ostaggio inglese David Haines, l’appuntamento ha visto la partecipazione dei ministri degli Esteri di 26 paesi (dalla Gran Bretagna alla Germania, dal Canada alla Cina, dal Giappone all’Egitto) oltre al segretario di Stato americano John Kerry e agli esponenti della Lega Araba e dell’Onu. L’Italia era rappresentata dal ministro Federica Mogherini, che dal prossimo 1 novembre sarà ufficialmente il capo della diplomazia europea. «Dobbiamo difenderci. Non possiamo limitarci a fare arretrare i fanatici jihadisti, dobbiamo sconfiggerli», ha detto il titolare del Quai d’Orsay, Laurent Fabius. La risposta della comunità internazionale si concretizzerà nell’impegno ad appoggiare il governo di Bagdad «con ogni mezzo, compreso un adeguato aiuto militare». IERI L’AVIAZIONE francese ha iniziato facendo decollare i suoi aerei-spia Rafale dalla base di Abu Dhabi per una missione di ricognizione in Iraq; sul posto è arrivato anche il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian. L’Italia, ha ricordato il ministro Mogherini, ha già inviato nei giorni scorsi i primi due carichi di armi e munizioni ai peshmerga curdi nel nord dell’Iraq. Roma avrà anche un ruolo politico — ha aggiunto la Mogherini — grazie alle sue «buone relazioni con tutti i paesi della regione». Una decina di paesi arabi hanno aderito alla coalizione. Non ci sarà invece alcuna collaborazione fra Iran e Stati Uniti: la richiesta di Obama è stata respinta — ha dichiarato il capo della repubblica islamica, Ali Khamenei — perché «gli americani hanno mani sporche di sangue».