Lunedì 29 Aprile 2024

Gentiloni, prima telefonata ai maro. Pd diviso: noi ds ancora penalizzati

Passaggio di consegne con Mogherini: Mediterraneo e Isis i temi caldi

Paolo Gentiloni (Ansa)

Paolo Gentiloni (Ansa)

Roma, 2 novembre 2014 - Un ex ds in meno, un moderato in più. L'arrivo di Paolo Gentiloni sposta il baricentro del governo e crea qualche malumore non solo fra i fassiniani, che si aspettavano la nomina della Sereni in quanto proveniente dalla stessa area politica della Mogherini. La fine è nota: Renzi dopo un lungo giro ha optato per un ex fedelissimo rutelliano, il primo fra i big democratici a schierarsi per lui. E alla sinistra non resta che leccarsi le ferite. Sospira il bersaniano Davide Zoggia, un tempo responsabile degli enti locali del Pd. «Non scopriamo adesso che Matteo ci penalizza: non è una novità. Ma noi non ci diamo per vinti: restiamo dentro il partito, e daremo battaglia a cominciare dal Jobs Act e dalla legge di stabilità». Come è noto, sono due provvedimenti sensibili' per il premier: li vuole portare a casa al più presto senza tanti drammi e, soprattutto, con pochissime modifiche. Rincara Nico Stumpo, ex responsabile organizzativo del partito: «In politica il vuoto non esiste. Noi ci attrezziamo per riempirlo in un futuro quanto più prossimo».

Mentre a sinistra sognano riscosse, alla Farnesina si consuma il passaggio di consegne fra il neoministro e la Mogherini, che gli ha lasciato il testimone prima di trasferirsi a Bruxelles per guidare la politica estera della comunità europea. Assieme hanno fatto un giro d'orizzonte sui temi caldi del momento: la sfida europea, ma anche il Mediterraneo nelle sue aree a grande instabilità per l'azione dell'Isis (Libia, Siria e Iraq) e il conflitto israelo-palestinese che si sta riaccendendo. E poi, il rumore delle armi ai confini della Ue nell'Ucraina dove la difficile tregua richiede monitoraggi attenti da Bruxelles e i rapporti con una Russia ansiosa di rientrare nella comunità internazionale. 

Ma in cima alla lista, Gentiloni ha posto il rientro dei marò dall'India dove sono bloccati da quasi tre anni, ancorché Latorre sia rientrato temporaneamente in Italia per motivi di salute. «Le prime due telefonate sono state per loro rivela alle cinque del pomeriggio, quando lascia il dicastero per salutarli e per rinnovargli la continuità dell'impegno dell'esecutivo». A stretto giro arriva la replica di Latorre, per bocca della compagna Paola Moschetti: il fucilieri della brigata Marina San Marco auspica che la data di insediamento del nuovo capo della diplomazia italiana nel giorno di Ognissanti possa essere «di buon auspicio per la soluzione della vicenda». Il dossier è stato affrontato da tre ministri: è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche, come dice Juncker per battezzare la «sua» commissione europea. Pure il motto scelto dal successore di Barroso «le sfide non possono aspettare» la dice lunga sul senso con cui intende interpretare il ruolo. Dal canto suo, Gentiloni ha già spiegato che si muoverà sul solco «dei governi precedenti». Proprio a Bruxelles affronterà il debutto al consiglio Affari esteri, in programma il 17 novembre. Per portare avanti una politica estera «all'altezza del grande paese che è l'Italia».

An. Co.