Domenica 5 Maggio 2024

Libia, video choc: torturato il figlio di Gheddafi. La Procura apre un'inchiesta

La procura ha annunciato l'apertura di un'inchiesta. Le immagini mostrano Saadi in tuta verde e bendato: viene schiaffeggiato e torturato con colpi sulle piante dei piedi

Un fermo immagine tratto da un video con le torture al figlio di Gheddafi (Ansa)

Un fermo immagine tratto da un video con le torture al figlio di Gheddafi (Ansa)

Tripoli, 4 agosto 2015 - Un sito libico diffonde il video choc che mostra le torture subite da Saadi Gheddafi, figlio del defunto Colonnello, in un carcere delle milizie islamiste di Tripoli. La procura generale ha annunciato l'apertura di un'inchiesta. Le immagini mostrano Saadi, ex calciatore, vestito con una tuta verde mentre bendato in una stanza del carcere di Hadba ascolta spaventato le urla di alcuni detenuti provenire da un'altra stanza. Poi viene schiaffeggiato e torturato con colpi sulle piante dei piedi. Nel video si vede che i piedi di Saadi Gheddafi vengono infilati in una sorta di cavalletto e un uomo barbuto inizia a picchiare le piante dei suoi piedi con un bastone, mentre si ascoltano le grida del figlio di Gheddafi.

La procura di Tripoli ha chiesto che vengano identificate le guardie che compaiono nel video per poter prendere tutte le misure necessarie a riguardo. La missione Onu in Libia, tramite il suo portavoce, Samir Ghatas, ha espresso sconcerto per le immagini, aggiungendo che prenderà contatti con le autorità per fare luce su quanto accaduto.  Saadi Gheddafi è stato estradato dal Niger nel marzo del 2014 e condotto in un carcere di Tripoli, dove si trovano anche altre figure di spicco del passato regime. Su di lui pesano pesanti accuse: avere represso nel sangue i dissidenti del governo del Colonnello, prendendo parte attiva nelle uccisioni dei manifestanti nelle proteste di fine 2011 e di essere implicato nell'omicidio nel 2005 di un ex calciatore libico. Tripoli lo accusa anche di presunta appropriazione indebita tramite la forza e l'intimidazione armata quando era a capo della Federazione libica di calcio. Rischia la pena di morte.