Lunedì 29 Aprile 2024

Eternit bis, il magnate svizzero Schmidheiny risponde di omicidio volontario. Entourage: "Violate i suoi diritti"

Secondo l'accusa il magnate svizzero era a conoscenza della pericolosità dell'amianto. Schmidheiny era già stato prosciolto dall'accusa di disastro per prescrizione del reato. Il legale: "La procura ignora doppiamente il principio 'ne bis in idem'"

Familiari delle vittime durante la prima udienza preliminare del processo Eternit bis (Ansa)

Familiari delle vittime durante la prima udienza preliminare del processo Eternit bis (Ansa)

Torino, 12 maggio 2015 - Udienza preliminare stamane a Torino per il processo Eternit bis davanti al giudice Federica Bompieri. L'accusa per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny è di omicidio volontario per 258 decessi, tra cui 68 ex lavoratori dell'Eternit, in Italia, nei luoghi in cui la multinazionale dell'amianto aveva i propri stabilimenti: Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Schmidheiny era già stato condannato dalla Corte d'Appello di Torino a 18 anni di carcere per disastro, ma poi definitivamente prosciolto per prescrizione del reato.

Secondo i pm che sostengono l'accusa, Raffaele Guariniello e Gianfranco Colace, il magnate svizzero era a conoscenza della pericolosità dell'amianto, ma proprio per non perdere lauti guadagni mise in atto una campagna di disinformazione. 

Oggi in tribunale a Torino si sono costituiti come parte civile quattro comuni del Monferrato: oltre a Casale, Rosignano, Ponzano e Ozzano, tre associazioni di familiari vittime dell'amianto, tra cui L'Afeva e Cgil, Cisl e Uil Piemonte. 

Per Carlo Alleva, legale della difesa "l'accusa di omicidio volontario è eccessiva". Un'accusa per cui Schmidheiny rischia l'ergastolo. Il legale del magnate svizzero Astolfo Di Amato, ha ricordato che anche nel primo processo Eternit "avevamo sostenuto che il reato di disastro ambientale doloso era prescritto e la Cassazione (che si è pronunciata lo scorso novembre, ndr) ci ha dato ragione". 

Ora la linea della difesa mirerà a dimostrare che sebbene l'ipotesi di reato sia diversa rispetto al primo processo Eternit "non si può mettere la stessa condotta sotto processo due volte" ha spiegato Astolfo Di Amato. 

VIOLATE INDIRITTI CIVILI DI SCHMIDHEINY  - Il processo Eternit bis contro Stephan Schmidheiny "viola i diritti umani". Lo dice l'entourage dell'imprenditore svizzero della causa cominciata in tribunale a Torino. L'accusa di omicidio volontario viene definita "assurda". E la procura di Torino, nel promuoverla, starebbe "ignorando doppiamente il principio 'ne bis in idem'".

"La riapertura di questo processo - si afferma - viola i diritti umani: infatti il principio del 'ne bis in idem', sancito dalla Convenzione europea per i diritti dell'Uomo, garantisce che nessuno può essere giudicato due volte per lo stesso reato. La difesa pertanto si augura che nell'attuale udienza preliminare il giudice consideri l'accusa inammissibile e dichiari chiuso il procedimento". "La nuova iniziativa penale contro Stephan Schmidheiny - continua - indica che in Piemonte è corso una caccia alle streghe suscettibile di essere strumentalizzata in chiave politica". Tuttavia "a dispetto della nuova azione penale il programma umanitario di Schmidheiny in corso dal 2008 a favore delle effettive vittime della catastrofe dell'amianto sarà ulteriormente protratto". "Già nel corso del primo procedimento - si sottolinea - la difesa ha dimostrato che le accuse della procura sono prive di fondamento. Schmidheiny non è un assassino. In qualità di pioniere dell'abbandono dell'amianto, e grazie alla sua responsabile gestione industriale, ha preservato dai pericoli migliaia di persone".

GUARINIELLO: POSSIAMO FARE SCUOLA PER ALTRI PAESI - "Il nostro Paese è l'unico in cui si fa un processo e questo è un vanto per la giustizia di tutta Italia. È un caso che può fare scuola anche in altri Paesi". Lo afferma il procuratore Raffaele Guariniello al termine della prima udienza del processo Eternit bis. "È stata la stessa Cassazione - aggiunge il magistrato, che guida l'accusa nei confronti del magnate svizzero Stephan Schmidheiny - a dirci che nel processo precedente si parlava solo del disastro ma non entrano in gioco gli omicidi. Questo ci ha dato un'ulteriore spinta per andare nella direzione di un nuovo processo con un nuovo capo d'accusa".