Lunedì 29 Aprile 2024

Libano, il premier Saad Hariri si dimette e accusa Iran e Hezbollah

Il premier dimissionario teme anche per la sua vita e ora si trova a Riad. Il padre, Rafiq Hariri, fu ucciso nel 2005, e il figlio ha sempre puntato il dito contro il 'Partito di Dio'

Saad Hariri (Ansa)

Saad Hariri (Ansa)

Beirut, 4 novembre 2017  - Il Libano torna a vivere ore di tensione, il premier Saad Hariri ha dato le dimissioni a meno di un anno dalla creazione del governo, nel dicembre 2016. Una decisione inaspettata, dal suo stesso esecutivo, e resa pubblica dall'estero, infatti Hariri si trova a Riad in visita.

Il leader sunnita libanese accusa senza mezzi termini l'Iran di avere un effetto destabilizzante sulla regione, perché Teheran ha "un forte desiderio di distruggere il mondo arabo. L'Iran controlla la regione e le decisioni prese sia in Siria che in Iraq", "semina discordia tra i figli di una stessa nazione e crea uno Stato nello Stato, al punto da avere l'ultima parola su come vengono gestiti gli affari libanesi".

Saad Hariri è nato 47 anni fa proprio a Riad, come il padre Rafiq, ucciso in un attentato a Beirut nel 2005. Hariri è legato a filo doppio con il Regno wahabita di cui condivide da sempre le dure critiche contro l'Iran e l'alleato libanese Hezbollah, il Partito di Dio sciita.

"Dovunque sia coinvolto, non c'e' altro che devastazione e caos", ha aggiunto il premier dimissionario, che attacca anche gli alleati libanesi di Teheran, Hezbollah, il cui interventismo, in primis in Siria a fianco delle truppe del presidente Bashar al-Assad, "ci ha causato problemi con i nostri vicini arabi", ha spiegato Hariri. "Hezbollah ha usato il suo arsenale contro i nostri fratelli siriani e yemeniti e anche contro il popolo libanese".   

E come il padre Hariri ha sottolineato di temere per la propria vita: "C'è un clima simile all'atmosfera che aveva prevalso prima dell'assassinio di Rafiq Hariri", all'epoca primo ministro, ucciso in un attentato a Beirut il 14 febbraio 2005. Per quell'attentato, Saad Hariri ha sempre accusato Hezbollah di essere mandante ed esecutore. L'emittente emiratina Al-Arabiya ha rivelato poco dopo le annunciate dimissioni che pochi giorni fa nella capitale libanese è stato sventato un piano per ucciderlo. 

L'ufficio del presidente cristiano maronita Michel Aoun, alleato di Hezbollah, ha confermato le dimissioni del premier, e ha fatto sapere di essere "in attesa del ritorno di Hariri a Beirut per chiedere informazioni sulle circostanze della sua decisione e decidere i prossimi passi". 

Per il leader druso, Walid Jumblatt, "il Libano è troppo piccolo e vulnerabile per sopportare il carico economico e politico che viene da queste dimissioni". Da qui il reiterato "appello al dialogo tra Arabia Saudita e Iran". 

Da Riad il ministro saudita per gli Affari del Golfo, Thamer al-Sabhan, ha subito twittato "le mani del tradimento e dell'aggressione saranno tagliate". 

Teheran ha respinto le accuse tramite il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Ghassemi, che ha avvertito che "le dimissioni sono destinate a creare tensioni in Libano e nella regione".