Lunedì 29 Aprile 2024

Amazzonia, il massacro di indios per la corsa all'oro

Continuano le violenze. Nonostante le riserve naturali, l'estrazione clandestina non si ferma. Il timore è che l'ultima strage non sarà che l’inizio di una nuova battaglia per lo sfruttamento delle ricchezze minerarie e forestali del polmone verde del pianeta

Amazzonia (foto Afp)

Amazzonia (foto Afp)

Roma, 14 settembre 2017 - Nella Frontiera Incontattata vivono 77 tribù conosciute di indigeni, alcune – si stima – hanno cinque componenti, qualcuna arriverebbe a duemila. Almeno dieci indios della zona - la Vale do Javari, vicina alla frontiera del Brasile col Perù, a mille chilometri da Manaus, capitale dello Stato di Amazzonia - sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco; ci sono donne e bambini che si sono difesi con le frecce, alcune delle quali sono state recuperate con l’arresto degli assassini che le avevano portate via come cimelio assieme a un remo. Da questi oggetti, la Fondazione di difesa degli indios (Funai) ha identificato come l’attacco sia avvenuto contro la tribù dei Flecheiros, arcieri. Un gruppo che vive all’interno di questa foresta e che non vuole alcun contatto con l’esterno. Due delle persone che avrebbero partecipato al massacro sono state arrestate, altre sono ricercate. I garimpeiros responsabili della strage sono cercatori d’oro e di altri minerali che svolgono illegalmente la loro ricerca in una vasta area negli stati di Amazzonia e Parà. Si sono vantati della loro “impresa” in un bar di Sao Paulo de Olivença. Una persona ha ascoltato la loro discussione, visto i trofei esibiti e ha avvertito la polizia. Quando gli investigatori sono arrivati loro erano usciti dal bar, ma due sono stati fermati poco dopo ancora armati e con le prove del delitto. Gli altri sono ricercati. La procura della zona ritiene che non sia stata l’unica strage da loro compiuta nella ricerca dell’oro, e nel disboscamento, in regioni dove gli indios vivono isolati e molte tribù – lo suppone il Funai - sono ancora sconosciute e sfuggono ai gringos. La Fondazione ha centri di protezione nella foresta, ma con gli ultimi tagli il governo del Brasile ne ha chiusi cinque proprio in quella zona.

Secondo le fonti brasiliane, nella Vale do Javari di recente sono state individuate sedici draghe clandestine per la raccolta dell’oro nel rio Jandiatuba e cinque, dal valore ognuna di circa 300mila euro, sono state distrutte.

L’estrazione clandestina non si ferma nonostante esistano riserve naturali. Ma una di queste, la più vasta, quella della Renca, 47mila chilometri quadrati fra Amapa e Parà, è stata di recente liberalizzata per la ricerca da parte del governo Temer, scatenando la reazione non solo degli ambientalisti, ma soprattutto della Chiesa cattolica che si è mossa, attraverso il Consiglio missionario per gli indigeni, anche per condannare l’ultima strage e lo sviluppo inconsiderato della regione, della quale fanno gola non solo i metalli preziosi, ma il legname che si può recuperare facendo diventare pascolo una vasta fetta di territorio. I difensori della decisione di Temer – dietro cui ci sarebbero le aziende di estrazione del Canada e i latifondisti – affermano che in ogni caso ogni riserva è già infestata dai raccoglitori clandestini, appunto i garimpeiros, e la raccolta libera porterebbe solo alla legalità. La magistratura dell’Amazzonia sembra comunque incapace di fermare gli abusivi che non solo distruggono l‘ambiente, ma fanno scorrere anche tanto sangue indio, fin dal primo più famoso massacro, quello degli Yanomami ad Haximu nel 1993. Senza dimenticare che il 22 dicembre 1988 due proprietari terrieri – Darly e Darci Alves da Silva, condannati a 19 anni di carcere, ma il primo assolto in secondo grado dall’accusa di essere il mandante dell’esecuzione - uccisero Chico Mendes, il sindacalista dell’Acre, massimo difensore della biodiversità dell’Amazzonia.

C’è da temere che l’ultima strage non sarà che l’inizio di una nuova battaglia per lo sfruttamento delle ricchezze minerarie e forestali del polmone verde del pianeta. Un’area di 7 milioni di chilometri quadrati, la maggior parte in Brasile e poi in Perù, Bolivia, Colombia, Ecuador, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana Francese. Infatti, Paulo Marubo, leader indigeno, non ha dubbi: “Ci saranno nuovi attacchi, la Frontiera Incontattata è vulnerabile e il governo non fa nulla per difenderci”. Rincara la dose Stephen Corry, direttore della Ong Survival: “Le terre indie sono l’obiettivo di migliaia di invasori disposti a rubare e uccidere”. L’epoca romantica e ricca dei seringueiros, gli estrattori di caucciù, è ormai lontana, avvolta dalla saudade.