Lunedì 13 Maggio 2024
ANDREA CANGINI
Editoriale e Commento

L'ansia di comando

C’È DEL METODO nell’apparente follia di Matteo Renzi. L’ex premier ha due obiettivi: ingraziarsi l’opinione pubblica cavalcando ogni onda popolare; dimostrare empiricamente che senza di lui a palazzo Chigi le cose non funzionano e gli errori si moltiplicano. Perciò mette in mora il ministro dell’Economia sulle tasse, quello dello Sviluppo su Alitalia e telemarketing, l’intero Pd sulla legittima difesa. Una strategia spregiudicata, che forse porta consensi tra i cittadini ma di certo gliene toglie tra alleati e fedelissimi. Questione di carattere, anche. Come quando in una recente intervista al nostro giornale delegittimò il sindaco renziano di Firenze, Dario Nardella, imponendogli pubblicamente di rimangiarsi la decisione di collocare la nuova moschea cittadina in una certa caserma piuttosto che altrove. Un’umiliazione gratuita. È come se l’ex premier avesse l’ansia si dimostrare che è ancora forte, che a comandare è sempre lui. Se questo è l’andazzo, c’è da credere che gli ‘incidenti’ si moltiplicheranno e che quando, in autunno, arriverà il momento di mettere a punto la manovra finanziaria il conflitto tra Renzi e il governo raggiungerà vette oggi inimmaginabili. Che il Fiorentino possa cambiare atteggiamento è difficile crederlo. Che, per come si sono messe le cose, sarebbe ormai auspicabile anticipare le elezioni, è questione di razionalità politica. Legge elettorale permettendo, fosse per Renzi si voterebbe in ottobre. Ma il resto del mondo è contrario. Sono contrari gli eletti in Parlamento, buona parte dei dirigenti del Pd, il Quirinale, quelli che un tempo erano chiamati i ‘padroni del vapore’, l’editore di Repubblica, i partner europei. Allora che senso ha cuocere a bagnomaria il povero Gentiloni per un altro anno mentre nei maggiori Paesi europei si vota e si definiscono le alleanze del futuro?