Mercoledì 1 Maggio 2024

Intesa Sanpaolo prepara l’offerta. "Generali deve restare italiana"

L’ad Messina: "Non siamo corsari, ma i francesi mi fanno ridere"

L'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina (Ansa)

L'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina (Ansa)

Milano, 27 gennaio 2017 - Il risiko Generali-Intesa è ancora sotto la lente del mercato. I ragionamenti procedono anche se l’operazione non è affatto semplice e ieri Carlo Messina – a Torino insieme al top management di Intesa Sanpaolo per festeggiare i dieci anni dalla nascita del gruppo – ha escluso che il caso venga trattato nel cda di oggi, anche se è probabile che i consiglieri chiederanno spiegazioni sulla vicenda, dopo l’ufficializzazione di un interesse per l’aggregazione, un progetto a cui Intesa sta già lavorando da un anno. Pare escluso, comunque, che oggi si entri nella fase decisionale e non è chiaro nemmeno se il dado verrà tratto al cda del 3 febbraio. «Ci sono momenti in cui un’azienda deve chiedersi se è necessario fare ulteriori passi di crescita», ha precisato Messina. «Non accetteremo mai di diluire la nostra forza patrimoniale, piuttosto rinunceremmo. Un’altra condizione è mantenere un forte flusso di dividendi. A queste condizioni valuteremo le possibilità di crescita e i prezzi delle alternative che esistono sul mercato», ha aggiunto.   «Siamo un’azienda che parla italiano e difende l’italianità. Mi fa ridere chi difende l’italianità e lo fa in francese», ha poi chiosato, riferendosi chiaramente alla provenienza degli ad di Unicredit (Jean Pierre Mustier) e Generali (Philippe Donnet). E parlando delle indiscrezioni che hanno portato alla contromossa di Generali: «C’è stata una fuga di notizie che riguarda una serie di analisi strategiche con diverse alternative possibili. Noi siamo trasparenti, non agiamo da corsari». Sul caso interviene pure Silvio Berlusconi: «Generali come Mediaset è una grande azienda italiana, rimanga in mani italiane». Sulla questione c’è massimo riserbo anche dalle altre parti chiamate in causa. Il presidente delle Generali, Gabriele Galateri di Genola, all’uscita dall’audizione alla Consob non ha voluto commentare la nota ufficiale di Intesa, con cui ha ammesso di valutare una possibile operazione industriale su Trieste e non sono trapelati commenti neppure dall’audizione di ieri mattina nella sede Consob di Milano, cui ha partecipato una delegazione tecnica di Unicredit.   La zampata di Intesa Sanpaolo sulle Generali comunque resta il caso di Borsa del momento, anche se i titoli coinvolti hanno perso slancio, con Generali a +0,39% e Intesa Sanpaolo a -2,1%. Il mercato continua a credere nell’operazione e sta allineando i prezzi ai livelli più plausibili. Gli analisti, come caso base, si aspettano il riconoscimento di un premio del 10% agli azionisti Generali, rispetto alla chiusura di ieri. L’impressione è che le voci abbiano fatto prematuramente uscire allo scoperto un progetto che non aveva ancora completato l’iter di studio e il cui prezzo nel frattempo è lievitato di quasi 3 miliardi. L’intervento preventivo delle Generali, che ha fatto ricorso al prestito titoli per bloccare un possibile rastrellamento da parte di Intesa, ha ristretto le possibilità di un intervento al campo delle offerte pubbliche. Di conseguenza, per il mercato, è inutile anticipare troppo. Ha perso quota ieri anche Mediobanca (-3,19%), sebbene gli analisti stiano rivedendo al rialzo le valutazioni, in modo da tenere conto della corsa delle quotazioni di Generali – di cui Piazzetta Cuccia è il primo azionista, con una partecipazione del 13% – sia dell’appeal speculativo sul futuro dell’istituto.   Unicredit, scivolata di mezzo punto, potrebbe cedere la propria quota dell’8% a Intesa, per aprire la strada allo sbarco della prima banca italiana in Generali, anche se proprio ieri il vicepresidente, Fabrizio Palenzona, ha ribadito che non c’è nessuna intenzione di ritirarsi da Mediobanca. Mustier, proprio a metà gennaio, aveva confermato l’interesse per Mediobanca: «Le Generali devono restare italiane e Mediobanca ha il compito di preservarne l’indipendenza», aveva detto. Da allora ad oggi, però, lo scenario è radicalmente cambiato.

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