Lunedì 29 Aprile 2024

E' IBRA IL PRIMO REGALO PER MIHA

Claudio Negri Milano NELL'AMARO giubileo di Pippo Inzaghi avvisato ieri mattina da Adriano Galliani di lasciar libera la panca siamo al contempo alle pubblicazioni, quelle dell'Idrolitina del cavalier Gazzoni. Sapete bene come vano certe liturgie,il tecnico entrante Sinisa Mihajlovic non può certo ufficializzarsi da solo, sicché da Amalfi, al 2015 Football Leader dove è stato pure premiato gli tocca sfoggiare i condizionali d'ovatta. Per uno che cita Dante non è un problema: «Ad Arcore c'è stata una cena informale, ci siamo conosciuti ed è stato piacevole ammette il serbo, sornione anche per cibo e bevande. Allenare il Milan potrebbe piacermi, sarebbe un'avventura stimolante. Pronto al grande salto? Lo ero anche l'anno scorso, mi sento sempre pronto». Per il Diavolo. Ma come, non era lui quello che diceva: Piuttosto muoio di fame, ma mai a Milan? Sinisa non si scompone: «Quando cominciai ad allenare, ed ero giovane, avevo bisogno di nemici. A quasi cinquant'anni ho imparato tanto, vado più a esperienza: è facile essere amato dove hai giocato, la sfida più grande è convincere gli scettici. Vediamo se ci sarà o no questa possibilità». E l'annuncio ufficiale? Non può essere affidato a un comunicato stampa qualsiasi in un qualsiasi momento della giornata e soprattutto alle viste di un evento non qualsiasi come la finale di Champions con la Juventus attrice. Insomma, il Milan vuole che l'investitura di Mihajlovic sia sgombra da altri strepiti. Noblesse òblige. Nell'ufficiosità basculante, però, si possono scrivere e dire cose piuttosto vere, come il contratto biennale che firmerà Sinisa, tecnico di farina integrale, per un salario stagionale di 2,5 milioni di cucuzz-euro, buoni mensa inclusi. E Pippo?La sua fine (tecnica) era attesa. Anche da lui: «con grande dispiacere abbiamo comunicato la fine del rapporto» informa a stringa il Milan. Ora si cercherà di capire la natura di questa fine, se sarà rescissione del contratto (Inzaghi ha ancora un anno) consensuale o meno. Con Pippo se ne andrà anche Mauro Tassotti, storico allenatore in seconda e nostromo di mille battaglie in trent'anni di Diavolo: lo salutiamo in piedi. Espletata la burocrazia che chiude (quasi) sempre una storia d'amore, il Milan si dedicherà in toto al tecnico della svolta, dopo anni di panche affidate a soluzioni interne non propriamente felici (Leonardo, Seedorf, Inzaghi) o a fisici di ruolo non duraturi (Allegri). Mihajlovic è proprio un'altra pasta, è il kamut degli allenatori. A lui l'impervio compito di assemblare con ruvida applicazione quel Milan «giovane, forte e italiano» che al Grande Capo nel cuore sta. Ma al di là dell'orgoglio autarchico, quale sarà la dote per il mercato? Sarà la stessa promessa a Carletto Ancelotti ossia centoventi milioni portati dall'arcangelo Gabriele? Via alle illazioni. Mentre Adriano Galliani vola a Berlino a vedersi Barça-Juve ma col pensiero fisso di incontrare Mino Raiola per tentare di riportare Ibrahimovic al Milan, gli esperti di contrattazione di alluci pensano che il buon Mihajlovic si vorrà portare dalla Sampdoria gente come Okaka, Soriano, De Silvestri e Obiang Ma non solo doriani: piacciono Bertolacci, Romagnoli, Kucka, José Mauri, Baselli. E per l'attacco, oltre a Ibra, sarebbe bello avere un Mandzukic qualsiasi. I punti fermi rossoneri sarebbero soprattutto tre: Bonaventura, De Sciglio e El Shaarawy. Alla via così.