Martedì 21 Maggio 2024
MARCO MANGIAROTTI
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De Gregori show all'Arena. Verona celebra i 40 anni di "Rimmel"

Il cantautore romano porta in scena la sua scrittura più intima in occasione dei quarant'anni di Rimmel, il disco più venduto del 1975, con oltre 400mila copie

Francesco De Gregori all'arena di Verona (Ansa)

Francesco De Gregori all'arena di Verona (Ansa)

Verona, 23 settembre 2015 - La scrittura più intima di Francesco De Gregori, anche se io l'ho sempre vissuta come la sceneggiatura di un film, va in Arena, per i 40 anni di "Rimmel". Racconta il bel libro di Enrico De Regibus "Mi puoi leggere fino a tardi" che nacque come un disco clandestino nella Rca di Melis e del produttore Lilli Greco, che andava in studio col primo Paolo Conte. L'avrebbe voluto Francesco "come un album dei Pooh". Fu il disco più venduto del 1975, oltre 400mila copie, ma era invece un concept inaudito perché si occupava della declinazione degli umani sentimenti, dall'amore al dolore, con una poetica minima e lieve, ermetica e lontana, dietro lo schermo di una distanza emotiva voluta, giocando con metafore felici (la fioriera dell'autore). Francesco aveva imparato al Folkstudio a scrivere popolare e politico, qui si cimenta nella doppia lettura di canzoni ,da "Rimmel" a "Pablo", firmata con Lucio Dalla, che partono da un'immagine, una notizia, una storia, per diventare altro. Le pieghe dei rapporti, degli incontri, della memoria, di libri, canzoni e film. Da cinico romantico alimenta il privato politicamente corretto di una generazione. Pablo è un emigrato ma diventa un simbolo guevariano del movimento in piazza. Di certo "Buonanotte fiorellino" ha una grazia leggera sconosciuta al passerotto di Baglioni. "Pezzi di vetro" e "Le storie di ieri", con il sax acido di Mario Schiano e il contrabbasso di Roberto Della Grotta, sono due bellissime pietre dure. "Piano bar" la confessione di un delitto. E c'è verità in questo lavoro, vi ritrovo gi anni in cui lui e Venditti frequentavano la It di Micocci, che faceva lavorare gli amici jazzisti nella piccola factory esterna della Rca. Le chitarre sono suonate da Renzo Zenobi, le foto sono di Giorgio Lo Cascio, due amici cantautori del giro. Ho ascoltato "Rimmel" a lungo quando facevo il militare a Modena, fra il 1975 e il 1976, con Claudio Lolli e il primo Venditti (mio padre ha un buco in gola), oltre a Jannacci e Gaber. Era consolatorio. Poi iniziai a fare una trasmissione di jazz nella neonata Radio Zocca e mi fermavo ogni tanto nello Spazio Aperto Cantautori di un giovanissimo Vasco Rossi. Un giorno ascoltammo "Rimmel" e "Automobii" di Dalla e Roversi. Li amavo entrambi, come lui del resto, ma alla fine lui scelse "Rimmel" e io il manifesto irripetibie di Dalla, fra jazz, teatro e rivoluzione (secondo Roversi). Risuonarlo nel suo insieme è giusto, perché aveva una purezza costruita con gentile talento, una naturalezza meravigliosa. Un linguaggio semplice, perfetto. Il miracolo di un intellettuale dylaniano che a sinistra non capì quasi nessuno. Non Pintor, solo Manconi. Uno stato di grazia poi raramente ritrovato. L'occasione per raccontare un'altra volta che forse non c'era proprio niente da capire.